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A tu per tu con Gianluca Bedini e... Joey Luke Bandini

di Gianluca Comastri

Restiamo in Liguria, evidentemente terra fertile quanto a penne di ispirazione tolkieniana, per colloquiare con l'autore di una parodia che non può non colpire per l'originalità e la vivacità narrativa... e per un'irriverenza mai sguaiata. Sentiamo cosa ha da dire in merito alla sua versione delle nostre amatissime saghe - naturalmente, ma lo avrete già capito, da un autore satirico non potrete aspettarvi che risposte ad alta percentuale di umorismo. Ergo, si proceda:

D: Carissimo omonimo, dato che agli inizi conoscersi è sempre impresa ardua credo che il modo più semplice sia ricorrere ad una breve autopresentazione, quanto semiseria lo lascio stabilire a te!
R: Gianluca Bedini è nato a La Spezia il 13 febbraio 1969. Se cercate qualche giornale dell'epoca sono sicuro che troverete scritto che alla sua nascita ci fu una nevicata eccezionale (almeno per quanto riguarda la provincia di Spezia) e addirittura un terremoto di entità non trascurabile. Se questi non fossero solo dei fortuiti eventi (o delle panzane inventate dai miei genitori), qualcuno potrebbe anche ravvisare in tali avvenimenti un modo come un'altro da parte dell'universo di mettere tutti al corrente che su questo pianeta era accaduto qualcosa di veramente speciale.
Molto precoce dal punto di vista letterario, Gianluca Bedini alle scuole elementari sforna dei temini che non ottengono mai voti inferiori al 6, ma egli, forse troppo giovane, pur intuendo di essere un artista, non riesce ancora a focalizzare quale campo dell'alte gli è più congegnale.
Prova con il bel canto, ma dopo solo due sessioni di prova, il parroco lo allontana bruscamente dal coro della chiesa; e da quel giorno inizia tutta la sua tribolazione fatta di innumerevoli insuccessi nel campo della musica, della pittura e della scultura; ma forse non è il caso di elencarli sia per esigenze di spazio che per pietà umana.
L'ultimo atto della sua sfortunata carriera è recentissimo e molto triste... Il suo valore come scrittore viene addirittura messo in dubbio dal suo alter ego (modestia a parte io) che con la produzione di un paio di parodie riesce a rubargli il posto che si era duramente guadagnato nell'olimpo degli immortali artisti della penna e della carta stampata.
Attualmente, dopo essersi impegnato in lavori come uomo delle pulizie, idraulico tubista, guida naturalistica, carpentiere in ferro, fotoreporter, apicoltore, artiere e istruttore di equitazione, svolge a tempo perso l'attività di studente fuoricorso cronico, con l'aggravante di essere pendolare.

D: Dunque, frammezzo a questa messe di attività trova posto anche l'idea di sfondare come autore letterario, o quantomeno di intraprendere il cammino. E un bel dì il Bandini decise di cimentarsi nell'arte scrittoria...
R
: Forse di decisione vera e propria non si è trattato. Il tutto è iniziato mentre stavo lavorando alla mia tesi di laurea in scienze biologiche. Sono sempre stato interessato al comportamento degli animali e tuttora trovo che fermarsi ad osservare un animale sia cosa molto affascinante. Correva l'anno 1994 (o giù di li) e io mi trovavo sperduto in mezzo alla campagna pisana a tenere sotto controllo la migrazione di Vanessa atalanta, una farfalla che dal nord Europa vola in africa attraversando in volo il mediterraneo e il deserto del Sahara. In primavera e in estate, come chiunque può intuire lavoravo ininterrottamente, sia per seguire gli spostamenti delle farfalle rincorrendole a piedi per i campi armato di bussola, binocolo, anemometro e quaderno di campo. In autunno, sembrerà strano ad alcuni, ma il lavoro si intensificava, perché era pieno di farfalle che si spostavano verso sud come fanno le anatre. In inverno invece farfalle non ce ne sono punte, è risaputo; ma io, da bravo aspirante al premio Nobel per l'etologia, lo dovevo dimostrare. Non era raro trovarmi sperduto in mezzo ai campi, dall'alba al tramonto, a scrutare l'orizzonte in attesa di vedere passare un insettino qualsiasi, che ovviamente non passava mai.
Nei momenti di massima ascesi ho cominciato a parlare da solo (mentalmente per non avere l'impressione di trovarmi sull'orlo della follia) e addirittura a ridere delle cose che mi dicevo. Siccome ho una memoria veramente pessima, ho cominciato ad appuntare i miei pensieri sul quaderno da campo per poterli poi condividere con gli amici, che mi hanno incoraggiato a scrivere dei racconti.
Ho trovato una casa editrice che ha apprezzato i miei deliri; mi sono montato la testa come si fa in genere quando ci si accorge che si è a un passo dal diventare ricchi e famosi, e ho deciso di continuare a scrivere.
Per quanto riguarda il premio Nobel... Non mi sono ancora laureato, e nel frattempo ho anche cambiato l'argomento della tesi: adesso mi interesso di una mosca che parassitizza le api da miele.

D: Ora il ruolo dell'irriverente lo assumo per un attimo io: hai dei modelli, e nel caso chi li incarna?
R: Non ho dei modelli veri e propri, ma ho degli idoli che considero scrittori abat-jour della cui luce provo a servirmi perlomeno per vedere il foglio sul quale scrivo.
Primo fra tutti lo svedese Arto Paasilinna, un vero genio che nei suoi romanzi riesce a regalare inebrianti cocktails di emozioni combinando poesia, cinismo, amore per la natura, capacità di osservazione, feroci critiche alla società finlandese e molto molto altro. Quando l'ho incontrato e gli ho stretto la mano è stato come se a quindici anni avessi avuto la possibilità di andare a farmi un paio di birre assieme agli AC/DC o agli Iron Maiden!
Tra gli altri miei miti sono da ricordare Daniel Pennac che mi ha stregato con la famiglia Malaussene, e Stefano Benni.
Un'altro grande autore che ho scoperto di recente è Walter Moers. A mio avviso, il suo universo, la sua Zamonia pur essendo qualcosa di inarrivabile, potrebbe essere una sorta di modello da prendere ad esempio per cercare di scrivere fantasy in maniera simpatica e intelligente. Conosco ancora troppo poco Terry Pratchett per sbilanciarmi su di lui, ma prima vista mi sembra che tutto l'entusiasmo che vedo in giro nei suoi confronti sia più che meritato. Sarei curioso di leggerlo in lingua inglese, sono convinto che lui in particolare risenta della traduzione molto più di tanti altri autori.

D: Lieto che una delle tue preferenze vada al mio illustre concittadino Benni. A proposito, ormai possiamo tranquillamente asserire che ti sei affermato come scrittore satirico. Pensi di continuare su questo filone oppure credi che vorrai sperimentare, prima o poi, anche altri generi?
R: Affermato? ma dai! Comunque, nelle mie intenzioni c'è la volontà di differenziare la mia produzione utilizzando anche degli pseudonimi e coltivandoli con le loro relative personalità distinte. Joey Luke Bandini continuerà a scrivere narrativa fantasy “demenziale”, creandosi un mondo suo e cercando comunque di staccarsi dal ruolo di “quello che fa le fa le parodie dei libri famosi”.
Un'altra personalità, al momento non presente in libreria è quella di Isolina Von Stanich, poetessa che si diletta scrivendo versi erotici.
Per quanto riguarda Gianluca Bedini, il titolare della carta di identità che ho nel portafogli, so che ha intenzione di dedicarsi ad un romanzo (già abbozzato) che come stile ricorda quello dei suoi racconti, ma forse ancora più cattivo. Oltre a questo, Bedini ha già in mente alcune cose riguardo alla divulgazione scientifica, alla manualistica e alla letteratura per bambini... Ma le giornate sono così maledettamente corte!

D: Fine delle domande comode, ora iniziamo a dar fuoco alle polveri piriche. Perché parodiare proprio ISdA? Per amore verso l'opera e verso il genere oppure, i Valar non volessero, per cavalcare la tigre dell'opera più in voga del momento ?
R: Se qualcuno avesse sotto mano Tomo secondo, il libro del Bedini datato 2002 al quale io ho fatto la prefazione, troverebbe a pagina 105 una anteprima delle cose con le quali era mia intenzione uscire nell'immediato futuro. Lo Scrobbit, all'epoca titolato “Il signore dei Tortelli” è stato scritto nel 2001, ma per esigenze editoriali rinviato a data da destinarsi, poiché c'era bisogno di un libro che ricalcasse lo stile del mio primo “Deliri”. Appurato quindi che non si trattò di mera operazione commerciale, fidatevi se vi dico che il tutto è stato fatto per puro divertimento e per amore di un'opera che avevo in casa da tempo immemore e che avrò letto sicuramente più di dieci volte. Scriverlo mi ha divertito così tanto che ho subito pensato che prima o poi avrei sfidato me stesso affrontando l'altra grande opera del maestro che avevo in casa.
Nel frattempo sono usciti i film e sono usciti pure dei libri di altri editori correlati all'argomento in questione, ma questa è per me acqua passata. Il mio editore alla fine, influenzato dalle lusinghe del suo vermilinguiforme direttore editoriale, ha deciso, che i Valar lo perdonino, di cavalcare la tigre dell'opera più in voga del momento e mi ha detto di accantonare momentaneamente il romanzo al quale stavo lavorando e dedicarmi alla parodia di IsdA. Se la domanda comprendeva anche l'opzione “considerazioni personali sul fatto di essere arrivato secondo e di farci la figura dell'opportunista” mi sfogo dicendo che prima o poi i veri colpevoli pagheranno e verrà versato del sangue. Saran scosse le lance, frantumati gli scudi, e rosso il giorno prima dell'alba!

D: In attesa di consumare la tua sacrosanta vendetta, non puoi sfuggire a qualche altra parola sul movimento degli appassionati, in particolare sulle cosiddette "comunità tolkieniane": come le vedevi e le vedi dal tuo punto di vista (ora che ne frequenti anche una, e non delle minori, oserei dire) e come e quanto temevi di affrontarle dopo aver inventato e pubblicato Scrobbit e simili?
R: Essendo io discretamente narcisista ed egocentrico, mi sono permesso di fare una piccola ricerca su internet per vedere se qualcuno parlava di me. E' così che ho trovato la comunità di Eldalie: c'era addirittura una piccola discussione in cui si parlava delle recenti parodie dedicate al mondo di Tolkien e il mio nome era li in bella vista.
Non mi ha meravigliato più di tanto vedere che non tutti avevano apprezzato l'uscita de Lo Scrobbit, e soprattutto non mi ha meravigliato più di tanto constatare che una minoranza integralista trovava la mia operazione delittuosa a priori.
Comunque a quel punto mi sono detto: “perché non gettarmi nella mischia e parlare di me? Dopotutto sono il mio argomento preferito di conversazione.”
Ricordo che nella prima discussione che ho aperto nella sezione dedicata alla presentazione dei nuovi arrivi ho chiesto di non essere bersagliato dal lancio di pomodori, e così è stato.
Ho generalmente poco tempo a disposizione per partecipare in modo veramente attivo alla vita del forum della comunità, ma ogni tanto mi fa piacere fare un salto e soprattutto vedere che alcuni Eldalië mi contattano anche per MP per scambi di opinioni personalizzati.
Comunque, dopo avere sondato il terreno, mi pare di avere capito che ormai sono stato accettato dai più e che non corro rischi per la mia incolumità... A questo punto mi sento anche pronto ad affrontarvi dal vivo in tutta tranquillità in qualcuna delle mie presentazioni, o a raggiungervi in uno dei vostri incontri... Per chi non fosse ancora del tutto convinto della mia buona fede, porterò con me un'ascia leggera per togliergli qualsiasi dubbio.

D: Curiosità, se possiamo consentirci una piccola anticipazione: il libro prende le mosse da un'iniziativa, ahem, commerciale di un pastaio che sembra ritagliato su un noto e autoproclamato "re del tortellino" (attendo, per legittimo spirito di rivalsa, un fornaio di Casalecchio che si autoproclami alla stessa maniera "re del pandoro" per vedere come la prenderebbero i veronesi). Ci racconti come nasce quest'ideuzza?
R: L'idea di usare un tortello mummificato al posto dell'unico anello mi è venuta probabilmente più per assonanza che per altro, ma mi ha subito conquistato per i problemi che avrebbe potuto comportare un oggetto che in caso emergenza non può essere semplicemente sfilato da un dito, per non parlare delle difficoltà psicologiche che i personaggi inevitabilmente incontrano quando lo devono utilizzare, sapendo da quante “mani” è già passato. A questo punto avevo un tortello magico e mi trovavo di conseguenza a dovere gestire un Signore dei Tortelli. Per associazione di idee mi è venuto alla mente il nome di un personaggio realmente esistente, molto conosciuto e molto apprezzato per le sue produzioni di generi alimentari. Ho fatto il suo nome alla responsabile dell'ufficio stampa della mia casa editrice e le ho detto che a mio avviso sarebbe stato carino coinvolgerlo nella scrittura di una prefazione semiseria al libro in cui lui, invitando il pubblico a non leggere, e magari sfidandomi anche a singolar tenzone, si lamentava del mio operato sentendosi usurpato di un titolo che gli spettava per acclamazione popolare.
La cosa sembrava morta li, ma mi ha comunque aiutato a caratterizzare il mio Gianni Raganella, sponsor ufficiale della segretissima missione della compagnia del tortello.
Dopo un po' ricevo una telefonata dal responsabile dell'ufficio marketing di un noto personaggio realmente esistente, il cui cognome ricorda un comune anfibio anuro batracomorfo, che chiede spiegazioni sul mio progetto.
Stiamo quasi mezzora a chiacchierare al telefono dei pro e contro di una tale operazione, (ma ero abbastanza tranquillo, tanto la chiamata la pagava lui) e ci salutiamo cordialmente con l'impegno da parte mia di spedirgli il manoscritto e l'impegno da parte sua di prenderne visione e darmi una risposta entro i tempi utili alla stampa delle bozze.
La persona con cui ho parlato non si è mai più fatta viva. A questo punto non credo che abbia perso il mio numero di telefono, o il mio indirizzo di posta elettronica, o quelli della mia casa editrice... Le malelingue, tra le quali anche il Bedini, dicono che è molto più probabile che abbia semplicemente ricevuto e letto quanto gli avevo spedito.
Io ovviamente, per non fare cosa sgradita al noto personaggio realmente esistente (il cui cognome ricorda il nome scientifico del genere al quale appartengono alcuni simpatici animali gracidanti che possono essere comunemente incontrati negli stagni) ho trasformato in Gianni Raganella il nome che avevo inizialmente dato allo sponsor di Frisbee & C...

D: Presupponendo che le vicende che immagini prendano spunto da idee ed episodi che trovi particolarmente gustosi tu per primo, quali personaggi ti hanno divertito di più mentre ne vergavi le parodie?
R: Prima di tutto c'è da dire, che dopo un po' che sono stati caratterizzati, sono i personaggi stessi che mi spingevano a fargli fare le cose e il mio impegno nei loro confronti si limitava ad un semplice racconto delle loro gesta.
Condom e Beatle sono stati dei grandi, e a volte ho fatto fatica a capire chi dei due mi faceva scrivere l'una o l'altra cosa, addirittura all'interno della stessa frase, ma d'altronde anche Tolkien aveva già fatto un discreto lavoro con gli originali.
Devo dire che mi sono divertito parecchio a fare sfociare in litigio preadolescenziale i continui punzecchiamenti di Frisbee e Ugo, mentre invece sto continuando a chiedermi se non abbia dato troppo poco spazio alle figure dell'elfo Tiger Jack e del nano Ghibli.
Infine, ci sono due personaggi minori, secondo me ben riusciti, che riassumono il luogo comune del percorso che compiono le femmine (siano esse donne o scrobbitesse) agli occhi dei maschi durante il loro passaggio dallo stato civile di nubili a quello di coniugate: Starlet, moglie di Archenteron e Frysona, moglie di Frisbee.

D: Torniamo nel mondo dei libri "seri", per così dire, anche se lo stacco pare brusco. Che opinione hai della letteratura fantastica, di quella mitologico/mitopoietica e ovviamente di quella tolkieniana?
R: Io direi che prima di tutto esiste buona letteratura e cattiva letteratura. Dividerla per categorie mi è comodo per fare prima a trovare quello che cerco in libreria, ma probabilmente mi preclude la lettura di cose buone che sono ad esempio nello scaffale dei gialli o dei rosa o del noire... Che io sia un lettore cromofobico?
Ho scoperto la letteratura fantasy leggendo Le pietre magiche di Shannara. E' passato un sacco di tempo da allora ma ricordo benissimo di avere pensato di avere scoperto nei libri qualcosa di veramente magico, che altri autori mi hanno fatto in seguito apprezzare anche meglio (senza volere essere con questa frase troppo cattivo nei confronti di Terry Brooks).
Una cosa però non mi piace ed è facile ritrovarla nella letteratura fantasy: detesto dovere comperare più libri assolutamente non autoconclusivi per potere leggere una storia intera...
Ultimamente, nel caso del ciclo di Belgarion di Eddings mi sono comprato i tre tomi in un sol colpo quasi a scatola chiusa, e devo dire che nonostante l'overdose mitopoietica ne è valsa la pena... Nel caso del viaggio della Jerle Shannara, invece, tanto per infierire su Terry Brooks (o su chi ha tradotto), mi è andata pure meglio perché ho comprato solo la strega di Ilse. Nel caso in particolare mi infastidiva il termine uomo usato spesso come sinonimo di elfo in frasi dove la parola sarebbe altrimenti comparsa troppe volte... Sono forse rimasto con la curiosità di sapere cosa succede in questo benedetto viaggio di ritorno, ma non so se approfondirò.
Tolkien non lo conosco proprio fino in fondo; per ora mi sono limitato a leggere Lo Hobbit, Il Silmarillion, Il Signore degli Anelli, e Le avventure di Tom Bombadil; ma dato che fino a ora non mi ha mai deluso, sono sicuro che approfondirò.
Per quanto riguarda altri autori etichettabili come fantasy, sul mio comodino c'è Eragon di Paolini, e proprio in questi giorni mi è scappato l'occhio su un libro che mi ha incuriosito parecchio: Orchi di Stan Nicholls.

D: Non posso a questo punto esimermi dal chiederti due o tre consigli di base per gli scrittori in erba di Eldalië - lo so che è scontata, ma bisogna anche dare al pubblico qualcosa di quello che si aspetta, non si può essere sempre e solo sorprendenti...
R: Credo che scrivere sia in assoluto la cosa meno importante relativamente al processo della scrittura.
Tanto per cominciare ci vuole un'idea. C'è chi se la fa venire a suon di cazzotti in testa e ci sono quelli più fortunati, che magari dopo una peperonata pesante prima di andare a dormire hanno la folgorazione letteraria. Una volta in possesso di questo importante requisito, mettersi a scrivere è ancora prematuro. L'idea va maturata; bisogna lavorarci sopra. Anche a chi è in possesso di buona memoria consiglio di buttare giù degli appunti. Io personalmente creo tre file di testo. In uno, il più disordinato, prendo appunti su dialoghi o su particolari passaggi in cui ho già in testa le parole esatte che userò al momento della stesura. Il secondo file di testo mi serve per descrivere i personaggi in ogni loro dettaglio; dalla corporatura, al colore dei capelli, all'abbigliamento fino al loro carattere. Il terzo file è un elenco numerato di tutto quel che capita durante la storia. Questo è forse il più importante perché più è dettagliato e meno fatico durante la prima stesura. Prima stesura??? Già, quando vado a rileggere la mia storia, mi accorgo che non sono riuscito a scriverla in italiano e allora devo ricominciare daccapo... e poi ancora daccapo... e poi ancora daccapo.
Per orientarmi nello spazio abbozzo qualche mappa, ma in genere sono così brutte che cerco di consultarle il meno possibile!
E poi? Io ho spedito manoscritti a tutti gli editori del mondo, fatelo anche voi, ma sappiate che la percentuale di quelli che li leggono è molto bassa. In caso qualcuno si degni di leggere le prime dieci righe, assicuratevi di aver prodotto un incipit che inchiodi alla pagina gli occhi di chi legge. In ogni caso accompagnate sempre il vostro manoscritto da una specie di presentazione dell'opera che descriva con precisione e con poche parole il contenuto del vostro plico. E già che state andando all'ufficio postale una copia provvedete a spedirla anche a voi stessi con una bella raccomandata con ricevuta di ritorno.... In caso di problemi servirà perlomeno a dimostrare che alla data del timbro postale nessun altro a parte voi conosceva la vostra storia.
Dopo un certo tempo (che in media corrisponde curiosamente ad una gestazione) i grossi nomi dell'editoria vi hanno rifiutato tutti quanti? Mirate più in basso; e se proprio volete pagare per vedere pubblicato il frutto delle vostre fatiche... allora pensate cosa vi spinge a farlo: riempirvi la casa con un migliaio di copie del vostro libro da regalare ad amici, parenti e conoscenti, oppure un minimo di distribuzione potrebbe interessarvi? Valutate bene le offerte e occhio alle fregature.

D: Altra domanda scontatella (lo so, finiamo un po' con argomenti di basso profilo... ma i lettori si rifaranno con l'avventura di Frisbee!): due parole sui tuoi progetti futuri, a breve e medio raggio.
R: Per l'immediato futuro ho già iniziato a porre le basi per la creazione di un universo tutto mio: il magico universo di Crossover. Se mi perdonate un paragone azzardato, sto scrivendo il mio Silmarillon. Non preoccupatevi, non ho intenzione di farne una parodia: anche se in alcune parti sarà evidente un robusto cordone ombelicale che mi lega al Maestro, è tempo di usare le forbici. Questo libro porrà le basi per tutta la mia produzione a venire e i miei personaggi potranno finalmente cercare di industriarsi per portare a termine le loro strampalate avventure, alcune delle quali sono già ben delineate nella mia testa, in un mondo tutto loro.
Per quanto riguarda Bedini, non appena porterà a termine gli studi (vi faccio notare che è iscritto da circa sedici anni ad un corso che ne dura quattro) si dedicherà anima e cuore alla stesura del suo romanzo cattivo: “Orso di Scalo”
Il Bedini è molto entusiasta di questo progetto perché si tratterà di una storia d'amore molto rosa, ma condita con un po' più di erotismo che scorrerà contemporaneamente ad una storia di degrado urbano e a una piccola avventura grottesca. Il tutto, in uno stile di tipo forse cinematografico, sarà anche un tributo al punk rock.... Insomma, se riuscirà ad impastare bene gli ingredienti, questa volta il premio Nobel per la letteratura non me glielo leva nessuno!
La cosa in assoluto più preoccupante dei miei progetti per il futuro, approfittando della fama che acquisterà il Bedini col suo romanzo, è il folle intento di scrivere un libro a due nomi in coppia con lui sulla vita di una fata di nome Isabella.
In linea di massima comunque, mi impegnerò a fondo per cercare di riuscire a diventare ricco e famoso, godere di ottima salute, fare un sacco di vacanze e continuare a scrivere un sacco di c***ate!




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