A proposito del Lembas
Traduzione e commento di Gianluca Comastri

l lembas, o pan di via, è forse la vivanda più celebrata di tutto il ciclo narrativo di Tolkien. Fa la sua comparsa già nel Silmarillion, allorché Melian ne offre a Beleg (e indirettamente a Túrin) e, come ormai molti sapranno, si rivela un insostituibile alleato della Compagnia dell'Anello durante gl'interminabili viaggi verso la Terra d'Ombra. Questo per quanto attiene la storia interna: da un punto di vista narrativo, invece, nelle intenzioni del Professore la nascita dell'idea originaria di introdurre tale alimento nella Terra di Mezzo è, al giorno d'oggi, di difficile ricostruzione. Ne resta unicamente questo breve frammento, che costituisce l'introduzione al relativo capitolo della HoME:

Per l'associazione di questa breve opera, esistente in un singolomanoscritto, con il Dangweth Pengolodh, v. pag. 395. E' un testo di due paginescritto con una grafia molto fine, in uno stile simile a quello del bel manoscritto del Dangweth che accompagna; ma non della medesima qualità, ed è su carta sottile. Mio padre vi introdusse all'inizio alcune miniature in penna biro rossa, e con la stessa penna aveva scritto sul margine superiore della prima pagina, sopra il titolo "Del Lembas": 'Mana i-coimas in-Eldaron?' maquente Elendil (la stessa domanda che appare nella cartellina di cartone che racchiude i due testi, p. 395). Allo stesso tempo aveva aggiunto virgolette all'inizio e alla fine del testo, mostrando così che questo fosse la risposta di Pengolodh alla domanda di Aelfwine 'Cos'è il coimas degli Eldar?". Sembra possibile che queste aggiunte a penna biro siano state inserite più tardi, per rendere il testo complementare al Dangweth; ma in ogni caso da esso non si può ricavare una data precisa al di là dei limiti del 1951 e del 1959. [The History of Middle Earth, Vol. 12, J. R. R. Tolkien, Ed. Harper Collins.]

La trattazione vera e propria sul pan di via inizia col ricordarne l'origine squisitamente elfica; infatti il grano da cui è tratto è una particolare varietà autoctona di Aman, i quali ne diffusero la coltivazione presso le tribù Eldarin della Terra di Mezzo. Purtuttavia l'aspetto prodigioso di questo poderoso viatico finisce qui, col suo essere dono delle Potenze: come ebbe infatti a specificare lo stesso Tolkien nelle Lettere, non si tratta di un cibo particolarmente elaborato o sofisticato, bensì di un pane di farina, da un punto di vista organolettico. Ciononostante, le sue virtù di cibo benedetto ne sconsigliavano la somministrazione ad altre razze parlanti - e in ciò si ravvisa una volta di più la qualità di tutto ciò che proviene da Aman di attrarre su di sé il desiderio di condividere il destino degli Elfi; si pensi alla brama per la Luce dei Silmaril, o ai profumi e suoni provenienti dalle coste di Valinor, che adescavano impietosamente quei marinai che la ventura aveva condotto sino ai limiti del Grande Mare. Ma poiché dilungarci in speculazioni sull'origine e la natura di dette virtù porterebbe lontano dagli scopi del presente brano, conviene ricondursi alle parole del saggio Pengolodh.

A proposito del lembas

'Solamente gli Eldar sapevano preparare questo cibo. Esso veniva preparato per il conforto di coloro che dovevano affrontare un lungo viaggio in zone selvagge, o a coloro che erano stati feriti e la cui vita era in pericolo. Solo a costoro era concesso di usarlo. Gli Eldar non lo davano mai agli Uomini, salvo ad alcuni che amavano, se questi ultimi erano in condizioni di grande necessità.*
Gli Eldar dicono che avevano ricevuto questo cibo per la prima volta dai Valar agli inizi dei loro giorni, in occasione del Grande Viaggio. Infatti esso era preparato con un tipo di grano che Yavanna aveva fatto spuntare nei campi di Aman, e ne aveva inviato loro una certa quantità per mano di Orome per sostenerli durante la lunga marcia.
(* Questo non avveniva per motivi di avidità o di gelosia, anche se mai nella Terra di Mezzo ci furono grandi quantità di questo cibo; ma perché agli Eldar era stato ordinato di mantenere questo dono in loro potere, e di non diffonderlo tra gli abitanti delle terre mortali. Poiché è detto che, se i mortali si cibano troppo spesso di questo pane, essi diventano stanchi della loro mortalità e iniziano a desiderare di abitare tra gli elfi e di vedere i campi di Aman, dove però non possono andare).
Poiché veniva da Yavanna, la regina, o la più elevata tra le donne elfiche di qualsiasi popolo, grande o piccolo, aveva la facoltà di conservare e di donare il lembas; per il quale motivo essa veniva detta massanie o besain: la Signora, o colei che dà il pane[1]. [Op. cit.]

Colto l'interessante riferimento all'origine della gerarchia matriarcale che si occupava di produrre e distribuire il pan di via, della quale è dato qualche altro riferimento nel penultimo paragrafo della traduzione, Tolkien si premura (sempre per bocca di Pengolodh) di fornire qualche dettaglio sul grano di Aman e sulle tecniche di produzione e conservazione del raccolto - tecniche invero ridotte all'osso, dacché gli steli sacri potevano in larga misura provvedere al proprio autosostentamento e preservazione. Il grano di Aman possiede, e in certa misura amplifica, tutte le proprietà originarie delle olvar di Yavanna non corrotte, se non viene a contatto con forze di particolare carattere malefico. Ciò giustifica il carattere pressoché rituale della sua preparazione e quello delle ancelle preposte a tale compito, che presso le genti Umane si sarebbero definite alla stregua di casta sacerdotale, a giudicare dalla loro estrazione:

Ora, questo grano aveva in sé la forte vita di Aman, che esso poteva concedere a coloro che avevano sia la necessità che il diritto a cibarsi del pane. Se veniva seminato in qualsiasi stagione, tranne che in periodo di brina, esso germogliava e cresceva rapidamente, anche se non cresceva così rigoglioso all'ombra delle piante della Terra di Mezzo e non sopportava i venti provenienti dal Nord quando Morgoth vi abitava. Altrimenti, esso aveva bisogno solamente di un po' di sole per giungere a maturazione, poiché assorbiva e moltiplicava tutto il vigore della luce che riceveva.

Gli Eldar lo coltivavano in terre sorvegliate e radure soleggiate; e raccoglievano con le loro mani le sue grandi spighe dorate, una ad una, e non le toccavano con strumenti metallici. Lo stelo bianco veniva estratto dal terreno in modo simile, e intrecciato in cesti[2] per la conservazione dei chicchi: nessun verme o altro parassita avrebbe toccato quella paglia lucente, e nessuna muffa, marciume o qualsiasi altro male della Terra di Mezzo poteva mai attaccarla.

Dalla spiga alla cialda, nessuno aveva il permesso di toccare questo cereale, se non quelle donne elfiche che venivano dette Yavannildi (o Ivonwin [3] dai Sindar), vale a dire le ancelle di Yavanna; e l'arte di preparare il lembas, che avevano appreso dai Valar, era un segreto custodito solo da loro, e tale è sempre rimasto. [Op. cit.]

Conclude il brano, immancabile nelle opere di Tolkien che si rispettino, il riferimento linguistico:

Lembas è il nome in Sindarin, e viene dalla forma arcaica lenn-mbass, 'viatico'. In Quenya veniva più spesso detto coimas, ovvero 'pane di vita' [4]. [Op. cit.]

 

 NOTE

[1] Nella storia di Turin, a proposito del lembas donato da Melian a Beleg l'Arciere (Il Silmarillion, p. 202) si dice che "era avvolto in foglie d'argento, e i fili che lo legavano erano chiusi in corrispondenza dei nodi con il sigillo della Regina, uno strato sottile di cera bianca che aveva la forma di un fiore di Telperion; poichè, secondo il costume degli Eldalie, il compito di conservare e concedere il lembas spettava solamente alla Regina. In null'altro Melian mostrò il suo favore verso Turin maggiormente che in questo dono; poiché gli Eldar non avevano mai prima di allora concesso agli Uomini di usare questo viatico, e raramente lo fecero in seguito."
Per quanto riguarda "massanie o besain", cfr. la voce nelle Etimologie, V.372, radice MBAS "impastare": Quenya masta, Noldorin bast, "pane"; anche le parole lembas, coimas, spiegate alla fine del presente testo come "pane del viaggio" e"pane di vita". Sopra la ain di besain c'è una leggera scritta a matita, oneth, sc. besoneth.
Nell'usare la parola Lady (signora) senza dubbio mio padre aveva in mente l'origine di questa parola in inglese antico, hlaef-dige, in cui il primo elemento è hlaf (in inglese moderno loaf, "forma di pane"), con il cambiamento della vocale, e il secondo una derivazione della radice dig, "impastare" (a cui è strettamente imparentata la parola dough, "pasta"); cfr. lord, da hlaf-weard, "colui che conserva il pane".

[2] haulm ("stelo"): gli steli delle piante coltivate che rimangono dopo che le spighe o i baccelli sono stati raccolti; corn-leeps: leep (leap) è un'antica parola dialettale che significa "cesto" (inglese antico leap).

[3] Ivonwin: la forma Noldorin (in seguito Sindarin) Ivann per Yavanna compare nelle etimologie, V.399, radice YAB "frutto".

[4] Questo paragrafo è stato scritto contemporaneamente al resto del manoscritto, ma inserito nel modo in cui è stato stampato, ed è stato escluso dalle virgolette aggiunte in seguito al corpo del testo. Le parole Quente Quengoldo ("così parlò Pengolodh") datano anch'esse dal momento della stesura del testo


 

           
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