Guerre Stellari e la Terra di Mezzo: Universi mitici e Mondi Secondari
di Eduardo Segura - Traduzione di Claudia Manfredini

personaggi devono subire una trasformazione della loro generale visione del mondo. Essi erano soliti agire in base a punti di riferimento che adesso devono sottomettersi ad interessi più ampi: un compito schiacciante. Sia nello Hobbit che nel Signore degli Anelli esiste un parallelismo (non esclusivo di questi personaggi della Terra di Mezzo; esso può essere visto anche in Niggle, Turin Turambar o Beren) riguardo alla personale maturazione dell'eroe: Bilbo, Frodo e Luke Skywalker ne sono considerevoli esempi.
L'identificazione soggettiva dello spettatore con l'eroe è stimolata dall'onestà con cui l'eroe stesso viene presentato. Gli attori principali di questi racconti non sono i distanti eroi della mitologia greca. Al contrario, essi vengono percepiti come individui impreparati a portare a termine l'impresa per cui sono stati designati. Questa impresa appare loro come frutto di una pura casualità, quasi un'intrusione nelle loro vite. Ciononostante, la missione viene presentata come la ragione ultima delle loro storie personali. La lealtà reciproca diviene così il sostegno della speranza. Per fare alcuni esempi, la crescente amicizia tra Solo e Luke (e, attraverso essa, la sua adesione alla Ribellione); la fedeltà di Chewbacca verso Han, o (forse l'esempio migliore) la lealtà dimostrata da Sam a Frodo per tutto il Signore degli Anelli. In Una nuova speranza (Episode IV), R2D2 e C3PO cercano di compiere una missione che non avevano certo cercato. R2D2 è spinto dalla sua lealtà alla Principessa Leia, mentre C3PO è spinto dallo stesso sentimento nei confronti di R2, andando persino contro la propria volontà. Dato che entrambi i robot sono capaci di lealtà, essi non sono semplici macchine, ma un'ipotetica sintesi di esseri razionali con pelle e ossa metalliche. Sono persone, camuffate da macchine. I commenti di C3PO offrono una pungente sottolineatura al fatto di quanto poco ci si debba aspettare dalle realtà mondane e alla necessità di adempiere i propri obblighi: "Siamo nati per soffrire. E' il nostro ruolo nella vita", dice C3PO aggirandosi malinconicamente per il deserto. Frodo è pienamente consapevole di ciò quando, dicendo addio a Sam, afferma: "Ho cercato di salvare la Contea, ed è stata salvata, ma non per merito mio. Deve essere spesso così, Sam, quando le cose sono in pericolo: qualcuno deve abbandonarle, perderle, perché altri possano conservarle".
Questa missione (che prende la forma letteraria del viaggio, richiamando così lo scorrere, il dipanarsi della vita) appare in un momento più o meno inaspettato, come un'intromissione seccante che viene a scuotere un'esistenza di piatta quotidianità. Il viaggio conduce i personaggi dove essi non avrebbero mai scelto di andare - Mordor o la Morte Nera. La consapevolezza del ruolo da svolgere nello scorrere degli eventi diventa, da quel momento in poi, dolorosa: la certezza soggettiva che i personaggi hanno della propria mancanza di virtù, la paura dell'ignoto, la possibilità molto probabile della morte, e così via, così come la certezza che l'impresa richiederà tutte le loro migliori risorse, impegna le loro vite in qualcosa che è più grande di loro. "Tale è spesso il corso degli eventi che muovono le ruote del mondo: piccole mani agiscono per necessità, mentre gli occhi dei grandi sono rivolti altrove". Elrond (autore di questa citazione, considerata da Tolkien, in un'intervista alla BBC, la frase "più intelligente" del Signore degli Anelli) e Gandalf costituiscono brillanti esempi di personaggi saggi, capaci di comprendere come girano le ruote del mondo - sia quello reale che quello secondario. Anche Frodo e Luke sono paradigmatici in questo senso, forse più profondamente di Bilbo. E probabilmente Frodo svetta su entrambi gli altri due.
Luke è disponibile e sicuro di sé. Vuole partire con Obi-Wan, anticipa a Yoda il proprio desiderio di apprendere, ed è sicuro di apprendere più rapidamente di quanto non creda il maestro, anche se non sarà così. In un certo senso, per lui è più facile lasciarsi alle spalle la propria vita di ogni giorno. dopo che la sua famiglia è stata assassinata dai soldati imperiali: "Non c'è più niente per me, qui. Voglio imparare le vie della Forza e diventare uno Jedi come mio padre". Eppure Luke si conosce ancora troppo poco.
Al contrario, Frodo non ha alcun desiderio di condurre una vita diversa da quella che già trascorre nella Contea. Egli vede i futuri e possibili pericoli molto più chiaramente di Luke, ed è più consapevole della propria incapacità. E in realtà, lui è più incapace: Luke può contare sulla Forza, che viene in suo aiuto durante l'assalto finale alla Morte Nera, così come in altri momenti della Trilogia. L'unico alleato di Frodo è la sua stessa lealtà, di conseguenza egli raggiunge una statura morale molto più profonda, dato che deve attraversare innumerevoli tormenti interiori, che sembrano logorare la sua forza di volontà, sempre vicina al punto di rottura. Tolkien creò Frodo traendo ispirazione dagli antichi eroi della letteratura nordica europea: eroi che combattono per senso del dovere, affidandosi unicamente ad una fedeltà che va al di là di tutte le speranze e le ricompense. La storia del Signore degli Anelli (così come quella di Turin o Beren, Beowulf o Kullervo) raggiunge in questo modo un più potente senso epico, più vicino al Mondo Primario di quanto lo siano le imprese di Luke. Queste ultime sono più trasparenti, e le coordinate di riferimento del ricettore le situano più facilmente nel reame superficiale delle aspettative. Luke viene presentato come un adolescente, e così i suoi obiettivi risultano più chiari, dal punto di vista del Mondo reale.
Sia Luke che Frodo devono separarsi dalla vecchia vita quotidiana, lasciarsi alle spalle una situazione comoda allo scopo di salvare qualcosa. Durante il viaggio, essi matureranno come persone, e questa maturazione personale si rivela attraverso la progressiva acquisizione della vera saggezza, unita allo sviluppo di un atteggiamento di profonda compassione. Alla fine di entrambe le storie, troviamo due personaggi inclini a comprendere le debolezze altrui e pronti a perdonare, finalmente purificati dal dolore sperimentato personalmente. Il destino ultimo dei rispettivi universi grava sulle loro spalle. Essi devono impegnare la loro intera vita in questo compito, senza aspettarsi alcuna ricompensa. Ma la loro libertà di accettare o rifiutare la missione non è predeterminata. Ben Kenobi propone a Luke di impegnarsi a percorrere le vie della Forza, con lo scopo di salvare la galassia: "Ho bisogno di te, Luke", afferma; e prosegue: "Devi fare ciò che ritieni giusto, naturalmente". Gandalf esprime in modo molto simile la sua gioia quando scopre l'atteggiamento leale di Frodo, in due occasioni: a Casa Baggins e quando, davanti al Consiglio di Elrond, egli esprime il proprio fermo proposito di andare a Mordor. Ma sia Luke che Frodo avrebbero potuto rifiutare la proposta, lasciando che la storia si evolvesse altrimenti, in modi perfettamente credibili.
Il personaggio di Yoda getta nuova luce sullo studio dell'evoluzione personale di Luke. George Lucas è dell'opinione che un maestro, insegnando una particolare filosofia di vita, possa avere un'influenza più profonda di un eroe. Yoda viene da tempi antichi, da epoche più sagge e più civili (Obi-Wan presenta la spada laser jedi come "un'arma elegante, di un'epoca più civilizzata"). Yoda è saggio e prudente. Ma non è al di sopra delle cose. Cosa più importante di tutte, non è al di sopra della morte, benché, come Aragorn, egli sembri in grado di scegliere il momento di lasciare il mondo. Luke, durante il suo viaggio personale, diventerà sempre più saggio e prudente, nonché compassionevole, proprio come Frodo. Alla fine, entrambi sono personaggi essenzialmente sereni, pieni di pace interiore.
La lotta tra Luke e l'Imperatore rivela un aspetto chiave del sotterraneo conflitto che si svolge nella sequenza decisiva del Ritorno dello Jedi. "Questa vostra sicurezza è la vostra debolezza", dice Luke. "E la tua fiducia nei tuoi amici è la tua", replica l'Imperatore. Ciò che è in gioco, qui, è la vittoria o dell'umiltà o della volontà di dominio (la prima essendo un mezzo catartico, ossia di purificazione: tutti i personaggi crescono attraverso un cammino di auto-negazione), scegliendo tra il confidare esclusivamente nelle proprie forze o il metterle in discussione. Sia le dimensioni dell'Impero che l'enorme potenza di Melkor e Sauron poggia sul vuoto che è al cuore della loro essenza. Il Male non è che un assenza dell'essere, la negazione del desiderio che tutte le cose hanno di una piena realizzazione. Non esiste in se stesso, per cui non è autosufficiente. E' per questo che la loro disfatta finale è completa. Il Bene, anche se apparentemente più debole (Yoda è un valido esempio di ciò) è cionondimento potente, perché non fa assegnamento su se stesso, non presume una forza che non possiede. Dubita della propria forza, riponendo invece la propria fiducia in elementi esterni a sé, come ad esempio la validità della causa che difende, nella fattispecie la Forza - o la libertà, uno dei temi del Signore degli Anelli. La morte di Obi-Wan è un esempio di sacrificio volontario in favore di qualcun altro. Nella vita reale, la vittoria di un ideale dipende dai suoi sostenitori più deboli. La vera battaglia è tra Luke e l'Imperatore, non tra gli incrociatori imperiali e le navi dei Ribelli; in modo ancora più evidente, il destino è appeso a un filo mentre Frodo e Sam strisciano penosamente come fragili insetti verso l'Abisso del Fato, anche se la battaglia decisiva sembra svolgersi nei Campi del Pelennor.
Nel Mondo Immaginario nulla può essere intenzionalmente tenuto fuori dalla lotta. Sia il mondo di Lucas che quello di Tolkien illustrano una realtà che ci arriva direttamente dal Mondo Reale. Il dilemma davanti a cui si trovano i personaggi si presenta, in un caso, durante la visita di Gandalf a Frodo ("L'ombra del passato", cap. II della Compagnia dell'Anello), mentre, nel secondo caso, abbiamo un primo stadio, costituito dall'incontro con Ben Kenobi (Una nuova speranza), seguito dal progressivo miglioramento di Luke come cavaliere jedi (L'Impero colpisce ancora) e dalla sua piena maturità (Il ritorno dello Jedi<). Le scene in cui Luke parla con Yoda mostrano come uno Jedi non dovrebbe fidarsi di se stesso, se vuole veramente affidarsi sempre di più alla Forza. Yoda non è il grande guerriero che Luke si aspettava di trovare - "Guerra nessuno rende grande", sottolinea il maestro quando si incontrano per la prima volta. Ciò che viene richiesto a Luke è essenzialmente un atto di fede (un "salto"), un elemento sempre presente nell'universo narrativo di Lucas (altri esempi ne sono la saga di Indiana Jones o Willow). Luke esita quando deve "tirare fuori" la sua navetta dalla palude: "Tenterò", dice. "No", replica Yoda, "Fare o non fare, non c'è provare". Luke fallisce, non perché la navetta "è troppo grossa", ma perché manca di fede. "Tu sempre dici impossibile", si lamenta Yoda. E' solo nella mente di Luke che è impossibile spostare la navetta. Yoda risponde dimostrando che i giudizi non devono basarsi sulle apparenze, spesso fuorvianti. "Tu giudicare me da mie dimensioni; dimensione non importante". La Forza li rende "esseri luminosi" e Luke deve scoprirne la presenza nelle rocce e negli alberi, in sé stesso e nel suo maestro. Alla fine della scena, quando ormai la navetta è fuori dallo stagno, lui dice: "Io. io non posso crederci!", ma la risposta di Yoda è eloquente: "Per questo hai fallito". Gli ostacoli non sono un problema. Siamo noi che costruiamo trincee nel nostro cuore.
Luke sa avvertire la Forza ma non sa controllarla. La sua impazienza lo rende facile preda del Lato Oscuro (sinonimo di "collera, paura, aggressività"), dato che "c'è molto odio in lui", una cosa che l'Imperatore ha già notato. Il lato Oscuro della Forza è "più rapido, più facile, più seducente". Esso dominerà per sempre il destino di coloro che gli consentono di vincere: cancellerà la loro libertà, rendendoli schiavi delle loro stesse ambizioni, proprio come l'Anello, che corrode la volontà del suo possessore. Di qui la compassione che Frodo prova per Gollum: egli conosce per esperienza personale la lotta interiore che Gollum sta attraversando, dato che lui stesso avverte sempre più fortemente la tentazione di arrogarsi l'Unico Anello. Il nucleo malvagio dell'Anello o del Lato Oscuro consiste nel fatto che essi indeboliscono la capacità dei loro sudditi di tendere verso ciò che è giusto, ostacolando una scelta realmente libera.
Ben e Yoda consigliano a Luke di essere paziente, quando lui decide di andare a salvare i suoi amici prima di aver completato il suo addestramento. "Se onori quello per cui combattono, puoi lasciarli morire". In un certo senso, Luke vuole rivestire, per i suoi amici, un ruolo provvidenziale, vuole controllare la propria storia e insieme il proprio ruolo all'interno della trama che si svolge davanti a lui. Ma si renderà presto conto della verità. Di fronte alla sua determinazione, l'ultimo consiglio è: "Non lasciare che l'odio prevalga su di te".
Un'altra importante pietra miliare nell'addestramento di Luke è la sua avventura nella sinistra foresta in cui Yoda lo spinge ad addentrarsi: "Tu devi entrare". "Sento freddo, morte", dice Luke. Anche se ha appena proclamato di non avere paura, vedrà avverarsi l'avvertimento di Yoda: "Tu l'avrai". Luke troverà nel bosco "solo ciò che porta con sé". Questa scena possiede un'incredibile rassomiglianza con quella dello Specchio di Galadriel. Sia Frodo che Luke troveranno nelle loro visioni dei barlumi delle cose a venire, eventi che essi non comprendono ancora pienamente. Perciò essi dipendono ancora in larga misura dalla loro libertà (per questo il futuro è in costante movimento). Luke affronta Vader e vede il proprio stesso volto dentro l'elmo squarciato: la propria condizione di figlio di Vader e la possibilità di diventare l'alter ego di Vader se il Lato Oscuro della Forza dovesse riuscire ad allettarlo. Entrambi gli eroi ottengono, dalle rispettive visioni, pochi indizi per risolvere i loro enigmi: come Galadriel dice a Frodo, "lo Specchio è una pericolosa guida delle nostre azioni".


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