Dalla vita al libro
di Chris2

no dei caratteri fondamentali dell'opera scritta è da sempre la sua connessione, stretta o labile che sia, con le emozioni, le vicende, la storia del suo autore e il luogo e il tempo in cui questo si è trovato a vivere.
Per tutti i generi letterari, infatti, la realtà rimane sempre la base di partenza, il metro di giudizio con cui un'opera si deve confrontare.
Rayner Unwin, editore di Tolkien: «Buona parte delle storie fantasy sono in aria, non hanno una base concreta; oggi la fantasy di Tolkien è unica perchè affonda le sue radici nella realtà.» Ma quali sono le "radici reali" de Il Signore degli Anelli?
Trasferitosi dal Sud Africa a 4 anni, Tolkien crebbe nel villaggio inglese di Sarehole.
Il paesaggio rurale e incontaminato che lo circondava giocò un ruolo fondamentale nella formazione di Tolkien: non solo fece nascere in lui un grande amore per la natura, ma anche un profondo senso di responsabilità che lo spingeva a proteggerla.
Tolkien crebbe in un mondo isolato, insulare, dove la gente si sentiva al sicuro e ben lontana dalle catastrofi che si andavano generando in Europa.
Allora Tolkien era un bambino e il ridente villaggio di Sarehole e i suoi dintorni gli si presentavano come un luogo ideale per giochi e avventure.
Vi era un mulino, dove Tolkien e suo fratello si arrampicavano per importunare il mugnaio, c'erano boschi e paludi a poche centinaia di metri da casa sua e già in questi piccoli particolari si può osservare una stretta connessione tra l'aria di Sarehole e quella che Tolkien ci fa respirare nella Contea.
Tuttavia, non solo i luoghi dell'infanzia di Tolkien hanno influenzato la sua concezione di paesaggio idilliaco e quindi ispirato la creazione di Hobbiville, ma anche, forse soprattutto, le persone che vi abitavano. Difatti, come sostiene Alan Lee, conceptual designer: «Gli Hobbit sono molto simili alle persone con cui Tolkien era cresciuto, quando da bambino viveva in quest'area rurale appena fuori Birmingham. Fece tesoro dei ricordi legati a questa ge?nte semplice trasferendone le caratteristiche negli Hobbit.»
E sono proprio la mentalità e lo spirito di una comunità di campagna che gli "stessi Hobbit" si attribuiscono, come afferma Billy Boyd, Pipino: «Amano la terra. Amano la vita. Amano mangiare. Bastano sei pasti, una bella bevuta, una canzone alla fine per far felice un Hobbit».
Nel periodo in cui Tolkien raggiunse l'adolescenza, la casa della sua infanzia iniziò ad essere minacciata dai tentacoli dell'industria, che dalle grandi città si erano fatti strada fino a Sarehole.
Tolkien rimase inorridito nell'assistere alla distruzione di quel ridente paesaggio ad opera dell'inarrestabile progresso e fino a quando rimase qui a Sarehole fu ben consapevole che l'urbanizzazione si stava avvicinando. Il contrasto angoscioso generato dall'avanzare della città e l'ancora verde e libero villaggio di Tolkien è ben visibile anche ne Il Signore degli Anelli. Ancora una volta la fantasia dello scrittore attinge ai ricordi d'infanzia, nel momento in cui ci presenta la Contea e i suoi piccoli abitanti felicemente ignari del tremendo conflitto in agguato oltre i loro fertili campi.
Ma l'Inghilterra di Tolkien stava per essere spazzata via da una forza ancora più distruttiva e la Prima Guerra Mondiale avrebbe avuto un drammatico impatto anche sulla Hobbiville della sua immaginazione.
Nel 1916, Tolkien e la maggior parte dei suoi compagni di classe di Oxford vengono inviati al fronte per combattere a fianco degli alleati contro un grande nemico comune.
Lo stesso Tolkien dimostra di aver avuto opinioni contrastanti sulla guerra, poiché se da una parte, in un commento posteriore, rivela: «Era glorioso guidare gli uomini e se necessario morire per il tuo Re e per il tuo Paese», quando raggiunse il fronte, l'eroica immagine che lui e i suoi amici avevano della guerra si scontrò con la terribile realtà del campo e le loro "impressioni a caldo" si possono ritrovare nelle lettere spedite a casa: "...davanti a noi c'era la linea del fronte lunga 30 km,? trincerata e fortificata, difesa da numerose postazioni di mitragliatrice; non c'era nessuna possibilità per la cavalleria..."
Tolkien arrivò al fronte nel giugno del 1916. Era la prima azione del suo reggimento e i soldati si preparavano ansiosamente all'assalto vicino ad un fiume chiamato Somme, in Francia.
La battaglia cui Tolkien prese parte, la battaglia della Somme, fu il più grande combattimento sul fronte occidentale, poiché durò 4 mesi e coinvolse un'infinità di uomini.
Eppure questi uomini, che si trovavano a morire in mezzo al fango, non erano tutti uguali; ci dice John Garth, storico di Tolkien: «La struttura dell'esercito britannico era allora molto classista e gli ufficiali erano selezionati tra gli uomini che avevano frequentato l'Università, uomini come Tolkien. La fanteria, nota come "gli altri ranghi" costituiva il blocco comune.
Il contrasto esiste anche ne Il Signore degli Anelli: Frodo è un ricco Hobbit della classe media e Sam è il suo giardiniere, è di fatto un ragazzo di campagna. Qualunque sia il legame esistente tra loro è un riflesso, disse Tolkien, di quello che vide tra ufficiali e uomini comuni.»
Tolkien infatti sosteneva che i rigidi regimi di classe inglesi, che separano gli ufficiali dai loro subordinati, cominciano a svanire tra gli orrori della guerra e proprio questo senso di amicizia e uguaglianza cercò di riprodurre lo scrittore nel rapporto tra Sam e Frodo.
Le immagini della guerra influenzarono profondamente la visione di Tolkien.
Continua John Garth: «di notte ogni cosa intorno a loro scompariva, ad eccezione del cielo, mentre avanzavano verso quel terribile frastuono. Un cielo illuminato, come quello di Mordor, dai contorni guizzanti del Monte Fato» Nella battaglia della Somme, Tolkien e i suoi camerati si ritrovarono a combattere contro le mostruose macchine da guerra dell'era industriale: carri armati, gas venefici e mitragliatrici scatenate contro gli uomini in un brutale massacro.
Se il giovane Tolkien si trovò a dover affron?tare i mostri generati dalle fabbriche belliche, Frodo e gli altri membri della Compagnia si trovano nella stessa situazione nei sotterranei di Moria, allorchè vengono attaccati da un orribile Troll di Caverna.
I suoi ricordi della Somme e i suoi scritti di trincea, dunque, trovarono la loro strada ne Il Signore degli Anelli. Nel libro, così come era successo a Tolkien nella realtà, il mondo di Frodo viene sconvolto dall'apprestarsi del pericolo, che si presenta sotto forma dell'Unico Anello.
Ian McKellen, Gandalf: «Gli anelli sono potenti ed un anello non ha mai fine. Segue un eterno circolo e in sè può contenere un potere malefico o una grande forza positiva».
Christopher Lee, Saruman: «L'Unico è un talismano, uno strumento di potere. Un' idea brillante perchè gli anelli, naturalmente, hanno sempre fatto parte della storia, della leggenda, del mito, rappresentando il potere assoluto». Così come Tolkien parte in guerra per difendere la sua patria, Frodo parte per allontanare il pericolo dalla sua terra natia, accompagnato dai suoi migliori amici, Sam, Merry e Pipino.
Dopo aver partecipato alla I Guerra Mondiale, Tolkien iniziò ad insegnare, raggiungendo un'ambita posizione all'Università di Oxford; qui lo studioso potè approfondre la sua giovanile e mai spenta passione per le lingue e la storia antica.
Immerso nei suoi studi, Tolkien stesso disse di non aver inventato la Terra di Mezzo, ma di averla riscoperta. La massima ispirazione gli venne dalla storia, la cultura, le lingue del primo medioevo ed è importante in questo senso che Gandalf si renda conto di aver trovato l'Unico recandosi nella biblioteca di Minas Tirith, proprio per il grande ruolo simbolico e pratico che questi luoghi di cultura, seppur relegati nei monasteri, ebbero nei secoli dell'Alto Medioevo.
Ian McKellen, Gandalf: «Leggendo i libri scopre la verità. E' Gandalf l'Accademico. Tolkien stesso era un accademico e c'è molto di Tolkien in Gandalf».
Nel libro, la Compagnia dell'Anello si trova a compiere un ?epico viaggio attraversando un paesaggio denso di storia e le rovine che si trovano nella Terra di Mezzo possono essere facilmente paragonate alle antiche rovine inglesi, ai resti archeologici di molteplici culture dell'Inghilterra centrale, di cui Tolkien nutre certamente la sua prosa.
L'era che Tolkien conosceva meglio è chiamata Periodo Anglosassone, che, tra le altre cose, vide la nascita di una delle lingue moderne dominanti, l'inglese.
Guerrieri e navigatori di origine germanica, gli Angli e i Sassoni sbarcarono in Britannia nel V secolo. Essendo un popolo illetterato, le loro storie erano raccontate in canti tramandati oralmente, a cui questi popoli affidavano i loro valori, le cose che volevano perpetuare nel tempo. Tuttavia, gran parte di questi racconti mitici si persero con la conquista normanna dell'Inghilterra, avvenuta nell XI secolo e con la fine del Regno Anglosassone, morì anche la loro tradizione orale.
Secondo Tolkien, con la perdita del racconto orale il popolo inglese era stato defraudato di parte delle sue radici e questo lo ispirò a scrivere una nuova mitologia per l'Inghilterra.
Ian McKellen, Gandalf: «La mitologia creata da Tokien è assolutamente sorprendente. Disse che voleva arricchire il Regno Unito, che non aveva molti miti, per costruire un'identità nazionale.»
John Howe, conceptual designer: «E' una sorta di versione condensata della storia europea-anglosassone ed è dotata dell'intensità, del realismo, dell'importanza che hanno tutti i miti e le leggende vere».
Nel ricreare la mitologia anglosassone, Tolkien dovette scontrarsi con l'esiguità delle fonti che si possiedono al riguardo e una delle poche a cui potè rifarsi fu il grande poema epico Beowulf.
Lo scrittore studiò molto approfonditamente la saga eroica, fino a divenirne uno dei maggiori esperti mondiali. Una delle scene più vivide e patetiche di Beowulf descrive il funerale del grande Re, sul ponte della sua nave, circondato da tesori. Per secoli quest'usanza era stata considerata solo un?a leggenda, fino alla sorprendente scoperta fatta nel 1939 a Sutton Hoo, dove gli archeologi inglesi rinvennero un'antica nave, luogo di sepoltura di un Re anglosassone, ricca di straordinari tesori: Sutton Hoo cominciò quindi ad essere visto come la realtà dietro Beowulf.
Tolkien era sicuramente a conoscenza della scoperta della grande nave-tomba, rinvenuta nel periodo in cui aveva iniziato a scrivere Il Signore degli Anelli, tanto che la disperazione provata da Gimli, nel momento in cui viene ritrovata la tomba di Balin a Moria, riflette il rispetto che gli Anglosassoni provavano verso i loro capi.
Uno dei tesori più spettacolari di Sutton Hoo è l'elmo del re sepolto.
Martin Carven, archeologo: «La robusta struttura centrale che dal naso arriva fino alla testa per proteggere dai colpi di spada raffigura un drago, con occhi di granati che sembrano osservarti e una poderosa mascella. Tolkien ci spiega che i mostri simboleggiano le speranze e le paure dell'uomo. Negli oggetti metallici dell'era anglosassone sono raffigurati mostri contorti, gli animali sono metafore e rappresentano qualsiasi genere di messaggio, lealtà e odio. In una società non letteraria i forgiatori del metallo sono una sorta di poeti e le loro opere rappresentano qualcosa di permanente, che al contrario di un libro dura in eterno ed è a questo punto che gli studi di persone come Tolkien si dimostrano utili, soprattutto quando lasciano correre la loro immaginazione».
Ancora una volta, Tolkien fece suoi i temi, i valori e i messaggi del passato che amava, trasportandoli poi nella Terra di Mezzo. Non è difficile infatti fare un parallelo tra lo straordinario elmo anglosassone trovato a Sutton Hoo e l'Elmo-di-drago del Dor-lòmin.
Ma se Tolkien si rifà all'epoca medievale per dare usanze, costumi e valori alla società umana de Il Signore degli Anelli, più difficile è risalire alle origini di una delle più affascinanti creazioni dello scrittore, gli Elfi. Di tutti i popoli della Terra di Mezzo, gli Elfi erano i più vicini? al cuore di Tolkien, che dedicò buona parte della sua energia creativa al concepimento di questa razza eterea.
Elijah Wood, Frodo: «Uno degli elementi più sorprendenti de Il Signore degli Anelli sono gli Elfi e il fatto che Tolkien abbia creato un'esistenza per loro. Di fatto ha crato una lingua.»
Una della maggiori fonti d'ispirazione per Tolkien nella creazione delle lingue elfiche è una lingua che ancora si può ascoltare nella Viena Karelia, una regione di boschi e laghi che si estende tra la Russia e la Finlandia. Il canto epico che è ancora possibile ascoltare qui è il Kalevala, la "Terra degli Eroi", che viene considerato l'espressione più importante dell'eredità finnica.
Alle gesta dei tre leggendari eroi, Väinämöinen, Ilmarinen e Lemminkäinen, si accompagnano riferimenti storici di età vichinga e del periodo della cristianizzazione. La vicenda principale narra della lotta fra il Kalevala (nome mitico della Finlandia che significa "terra di Kaleva", il leggendario progenitore dei finni) e il paese di Pohjola a nord.
Da adolescente Tolkien fu letteralmente affascinato dal Kalevala e giunse ad imparare il finlandese per poter comprendere al meglio questa monumentale composizione di poemi epici.
Il Kalevala, com'è per la maggior parte dell'epica, trova corrispondenza nella storia reale dei finnici, ma i linguisti ritengono che l'origine della sua saga e della sua lingua si debba datare ad un'era più nomade, quando quegli uomini non conoscevano la parola scritta.
Tolkien fu ispirato dal Kalevala e si rivolse ad esso quando cominciò ad inventare le lingue della Terra di Mezzo. Tom Shippey, studioso di Tolkien: «Cercava di costruire le lingue in modo che avessero nel loro interno un andamento simile a qualcosa che ammirava. Il Quenya, il latino elfico, è chiaramente basato sul finnico.»
Tolkien, oltre che dalla lingua del Kalevala, fu affascinato anche dai suoi temi eterni e dai suoi personaggi archetipo. L'eroe del Kalevala è infatti un capo saggio, che utilizza i magici po?teri di cui è dotato per i propri fini e migliorare così la condizione del suo popolo; il parallelo obbligato è con Gandalf, che impiega allo stesso modo il potere delle parole.
Vi è un altro elemento chiave che sia Il Signore degli Anelli sia il Kalevala condividono: entrambe le storie si snodano attorno ad un oggetto forgiato dal potere.
Si tratta del Sampo, nel poema finnico, che, un po' come l'Unico, porta grande fortuna a chi lo possiede, ma alla fine viene distrutto per assicurare la pace.
Come ogni mitologia, il Kalevala descrive la lotta perenne del Bene contro il Male e creando Il Signore degli Anelli, Tolkien era perfettamente consapevole di questo conflitto, avendolo vissuto in prima persona durante la I Guerra Mondiale, ma non poteva immaginare che una forza ancora più distruttiva si sarebbe scatenata sul mondo.
1939, la Germania invade la Polonia e l'Inghilterra entra in guerra a fianco degli Alleati.
Lo scoppio di una nuova guerra fu un momento di grande depressione per Tolkien: tutto ciò in cui credeva sembrava essere stato spazzato via e i suoi figli rischiavano costantemente la vita prestando servizio in Europa e combattendo il "male assoluto".
Inoltre, nell'estate del 1940, Hitler ordinò il bombardamento delle città inglesi e per otto mesi il popolo britannico resistette, dimostrando grande forza e coraggio di fronte al costante assalto del terrore. Tolkien stesso disse che in guerra sono spesso le persone più comuni ad essere chiamate a manifestare atti di indomabile coraggio e il fatto che, nel corso della sua esistenza, l'Inghilterra fosse passata attraverso due guerre, gli aveva reso familiari la sofferenza e i sacrifici subiti dagli inglesi.
Egli comprese chiaramente la natura del male che vessava il mondo e lo personificò in alcuni dei più potenti capi della Terra di Mezzo, ma sebbene molti studiosi rilevarono all'epoca collegamenti tra la II Guerra Mondiale e Il Signore degli Anelli, Tolkien negò un diretto parallelismo.
Comunque sia, Tolkien sembra? aver attinto a tutti gli avvenimenti e i ricordi principali della sua vita, oltre che alla sua conoscenza del passato, per riuscire a creare una nuova mitologia per l'era moderna.
Il Signore degli Anelli, però, aggiunse anche qualcosa di nuovo ad uno dei temi più duraturi della mitologia antica, la ricerca.
Se gli eroi antichi intraprendevano pericolosi viaggi per guadagnare qualcosa per il proprio popolo, gli eroi di Tolkien si dimostrano più "cosmopoliti", cercando di liberare il mondo dal male che minaccia di distruggerlo, ed è questa un'idea di agghiacciante verità oggi.
Le radici della Terra di Mezzo, quindi, affondano nella realtà perchè ad immaginarla è stato uno scrittore che fu sia testimone del peggiore lato dell'uomo, sia comprese le grandi potenzialità dell'umanità e decretando Frodo come portatore dell'Anello, Tolkien c'insegna che anche un individuo comune può dare il suo aiuto per guidare l'umanità attraverso tempi tumultuosi.
All'autrice non resta che chiudere, prendendo in prestito le parole di Christopher Lee: «Ci sono gruppi di persone che vogliono disperatamente un mondo migliore, un mondo buono. Proprio ora mentre stiamo parlando, credo di non sbagliarmi dicendo che ci sono molti più conflitti, in alcuni casi guerre, di quanti ce ne siano stati nella storia. Cosa faremo al riguardo? Dov'è il portatore dell'Anello?».


Bibliografia

Beyond the Movie "IL SIGNORE degli ANELLI, La compagnia dell'anello" di National Geographic;

 

           
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