Le Meraviglie delle Terra di Mezzo
di Michael Martinez - Traduzione di Tolman

robabilmente la più grande città mai esistita nella Terra di Mezzo era la fortezza Sindarin di Menegroth. IL SILMARILLION ci dice che Thingol e la sua gente in origine vivevano nei boschi di Neldoreth e Region. Non fu che nella terza era della Prigionia di Melkor a Valinor che Melian avvisò Thingol che la Terra di Mezzo presto sarebbe stata tormentata dalla malvagità di Melkor.

A quel tempo Thingol aveva già dato il benvenuto ai Nani di Nogrod e Belegost nel suo dominio, e era in rapporti commerciali con loro. Si rivolse perciò ai Nani di Belegost e chiese loro di aiutarlo a costruire una grande fortezza. IL SILMARILLION dice:

…Essi lo fornirono volentieri, poiché a quei tempi erano instancabili e desiderosi di nuove opere… Perciò i Naugrim faticarono a lungo e con gioia per Thingol, e progettarono per lui costruzioni secondo la maniera del loro popolo, scavate profondamente nella terra. Laddove l’Esgalduin scendeva, e divideva Neldoreth dal Region, lì sorgeva in mezzo alla foresta una collina rocciosa, ed il fiume scorreva ai suoi piedi. Lì posero le porte della reggia di Thingol, e costruirono un ponte in pietra sul fiume, e solo per di esso si poteva accedere ai cancelli. Oltre questi, degli ampi passaggi scendevano verso alti saloni e camere molto al di sotto che erano scavate nella roccia viva, così tante e così grandi che quel luogo fu chiamato Menegroth, le Mille Caverne.

Non c’è menzione di una città simile Al di là del Mare in Aman. Tirion su Túna era in alto, ed Alqualondë era in un porto naturale. Anche Avallonë, costruita molti secoli dopo, non somigliava a Menegroth. La città era unica per la cultura e la storia della Terra di Mezzo, una fonte di ispirazione per le più tarde città di Nargothrond e per le sale di Thranduil a Bosco Atro, ma nessuna di queste due raggiungeva la maestà e bellezza di Menegroth.

Al SILMARILLION mancano le parole per descrivere adeguatamente la visione che Tolkien doveva avere della città. Scrive soltanto:

…Elfi e Nani insieme, ognuno con la sua arte, qui scolpirono le visioni di Melian, immagini della meraviglia e della bellezza di Valinor oltre il Mare. I pilastri di Menegroth era costruiti a somiglianza dei faggi di Oromë, tronco, ramo, e foglia, ed erano illuminati da lampade d’oro. Gli usignoli vi cantavano come nei giardini di Lórien; e vi erano fontane d’argento, e vasche di marmo, e pavimenti di pietre multicolori. Figure scolpite di animali ed uccelli correvano sulle pareti, o si arrampicavano sui pilastri, o si nascondevano fra i rami coperti di fiori. E mentre gli anni passavano Melian e le sue damigelle riempirono le sale di arazzi intessuti dove si potevano leggere le gesta dei Valar, e molte cose che erano avvenute in Arda dal suo inizio, ed ombre di cose che ancora dovevano avvenire. Questo era la più bella residenza regale mai vista a est del Mare.

Ma Menegroth non fu mai del tutto completata. Ad un certo punto Thingol costruì armerie per i guerrieri, e dopo che Morgoth ebbe distrutto i regni dei Noldor Thingol preparò sale per i Nani di Nogrod e Belegost per quando le loro forti compagnie visitavano la città.

La stessa Menegroth non era completamente sotterranea. Le terre vicine alla collina venivano a quanto pare usate intensivamente dagli Elfi. Il grande albero Hirilorn si ergeva in un giardino sul lato nord del fiume. Thingol fece costruire una casa per Luthien tra le fronde dell'’albero, ma lui stesso e Melian spesso si erano seduti sotto i suoi rami. Turin andò da loro nel giardino quando decise di lasciare Menegroth. Quando Saeros assalì Turin questi era sulla strada settentrionale, che cercava di tornare alle marche. Nessuno udì il combattimento, ma Turin inseguì Saeros fino al fiume, e lì molti elfi li udirono (e vennero di corsa a vedere cosa stesse succedendo).

Il più grande salone di Menegroth doveva essere la corte di Thingol, di cui abbiamo solo accenni nelle storie. Beleg condusse la dama elfica Nellas a Menegroth per testimoniare in favore di Turin sulla morte di Saeros, ed “ella era timorosa, sia per la grande sala piena di colonne e dal soffitto di pietra, sia per il gran numero di occhi che la stavano guardando.

Beren, una generazione prima, era stato portato nel medesimo salone da Luthien, ed aveva affrontato Thingol e Melian sui loro troni. In entrambe le occasioni la sala era piena dei più grandi signori e guerrieri del Doriath. Il Re dei Sindar nel pieno dei poteri doveva sembrare più forte di qualsiasi re Noldorin della Terra di Mezzo.

Ma venne il tempo in cui Menegroth fu distrutta. La città era stata indebolita dalla faida fra Thingol ed i nani di Nogrod, che lo uccisero nelle stanze che lui aveva preparato per loro. I Nani si fecero strada combattendo fuori dalla città ma solo in due tornarono a Nogrod. Poi un esercito Nanesco marciò sul Doriath, e Menegroth fu presa e saccheggiata. I suoi tesori furono rubati e molta della gente uccisa.

Dior, nipote di Thingol, tentò di riportare Menegroth a parte della sua antica gloria, ma i Sindar sotto di lui erano più deboli (e meno numerosi) di quelli sotto Thingol e Melian. Ella era fuggita a Valinor poco prima della morte di Thingol, ed il suo potere non proteggeva e arricchiva più il regno. Molti dei grandi signori e capitani erano stati uccisi, compresi Beleg Cuthalion e Mablung.

Fu così possibile ai figli di Fëanor radunare un’armata di Noldor e prendere la città a metà inverno, l’ultimo della lunga esistenza del Doriath. I Sindar sopravvissuti alla battaglia fuggirono a sud, abbandonando le loro terre e portando con loro la memoria della più grande delle città. Non ci fu mai più una città simile a Menegroth nella Terra di Mezzo, e Probabilmente nemmeno in Aman.

Gondolin

Dopo Menegroth la più famosa città del Beleriand era Gondolin. La sua fama, forse, nacque solo dopo la sua distruzione, poiché finché visse Turgon fece tutto il possibile per proteggere la segreta posizione della sua amata città. Solo quando Gondolin fu distrutta gli Eldar poterono svelarne i segreti, e la memoria di Gondolin come quella di Menegroth poteva farle in parte giustizia.

Alcuni indizi su Gondolin furono conservati in altre storie, come quando Thorondor portò Luthien e Beren a sud da Angband, e Luthien “vide molto al di sotto, come una luce bianca al centro di un gioiello verde, la radianza di Gondolin la bella dove viveva Turgon,” Hurin e Huor videro la città ma non rivelarono quanto ne sapevano.

La visione di Gondolin di Tolkien cambiò nel corso degli anni, ma in qualche modo rimase come un sogno. Non abbandonò mai l’idea che fosse costruita su una grande collina nella valle circolare di Tumladen; che vi erano molte alte torri, grandi fontane, case costruite intorno, e campi sparsi per la valle fino ai piedi della città.

Gli Eldar (Noldor e Sindar) di Gondolin seguivano undici grandi condottieri nella prima storia di Gondolin, sebbene nel SILMARILLION ne vengano nominati solo due: Ecthelion e Glorfindel. In “di Tuor e del suo arrivo a Gondolin” incontriamo Elemmakil, amico di Voronwë il marinaio. Egalmoth era detto essere uno dei signori di Gondolin, ed il suo nome fu incluso nella storia di Tuor quasi fino alla fine (tagliato da Christopher Tolkien per motivi tecnici).

L’entrata a Gondolin passava attraverso il letto prosciugato di un fiume che scorreva una volta sotto le montagne. Vi erano sette cancelli costruiti lì dagli Eldar: il Cancello di Legno, Il Cancello di Pietra, il Cancello di Bronzo, il Cancello di Ferro Battuto, il Cancello d’Argento, il Cancello d’Oro, e il Cancello d’Acciaio. I primi sei furono costruiti mentre veniva edificata la stessa Gondolin, ma Maeglin, nipote di Turgon, costruì il Cancello d’ Acciaio dopo la Nirnaeth Arnoediad.

I sudditi di Turgon erano abili in molte arti, ed essi adornarono i Cancelli e la città con immagini dei Due Alberi di Valinor, Telperion e Laurelin, e di molti fiori e creature (compresi una immagine incisa di Thorondor sul quarto cancello). Gondolin doveva essere un gioiello splendente sotto molti punti di vista, adorno d’oro, argento, perle, marmo, e pure rame che era reso “con un metodo dell’arte metallurgica… sempre lucido e brillava come il fuoco ai raggi delle lampade rosse appese come torce lungo la parete.

Sebbene non avessero il permesso di andarsene senza il consenso speciale del re, la gente di Gondolin vagava per le colline e le valli intorno alla città durante il lavoro. Maeglin in particolar modo aprì molte miniere e vagò per le montagne (e così fu infine catturato dai servitori di Melkor).

Sebbene la piana di Tumladen venga descritta come piatta, pare che Gondolin avesse “tumuli...di mallorn, betulle, ed alberi sempreverdi.” Intorno alla città vi era un alto muro, e su di esso a volte si radunavano gli elfi per celebrare grandi feste. Fu durante una di queste feste, i Cancelli d’Estate, che le forze di Melkor assalirono la città.

Alcune delle torri di Gondolin furono distrutte nel combattimento, e molte delle grandi case e degli alberi furono rovinati dal fuoco. La maggior parte degli abitanti fu massacrata mentre cercava di scappare, o di difendersi. Ma molti furono catturati e messi in cattività, mentre circa un migliaio fuggì per il sentiero segreto di Idril che portava verso le montagne.

Gondolin dovette comunque essere il più forte dei regni dei Noldor. Melkor mandò molti draghi e Balrog contro Turgon, e nonostante la facilità con cui li sorprese, ci furono più superstiti fra la gente di Turgon che fra quella di Fingolfin, Finrod, o forse anche di Maedhros.

Khazad-dûm

Non riusciamo mai a vedere Khazad-dûm durante il suo splendore. Quando Tolkien conduce il lettore ai grandi residenze degli antichi Nani, i saloni sono vuoti, eccettuati gli Orchi. La profonda voce di Gimli deve avere echeggiato per i tunnel vuoti e per le camere mentre cantava ai suoi compagni un’antica canzone dei Nani:

Il mondo era giovane, i monti eran verdi,

Sulla luna non era macchia a vedervi,

Nè parola posta su rivo o macigno,

Quando Durin si destò e vagò solingo.

Dette nome ad ignote colline e vallate,

ei bevve da fonti mai prima assaggiate,

poi scese e nel Mirolago guardò,

ed una corona di stelle mirò,

come gemme su filo d’argento fino,

sull’ombra del suo capo chino.

Quanto tempo era passato da quell’episodio? Quanti anni aveva Durin prima di trovare una moglie (che chiaramente doveva avere trovato, dato che vagava da solo)? Quanto tempo prima che trovasse il Mirolago e l’entrata alla grandi caverne che egli elesse a sua casa?

Possiamo supporre alcuni punti sulla storia antica dei Nani da quanto è detto dei loro rapporti con gli Elfi. Per esempio, sappiamo che i Nani entrarono nel Beleriand durante la seconda Era della cattività di Melkor a Valinor. Secondo THE WAR OF THE JEWELS, questo fu nell’Anno degli Alberi 1250, circa 200 anni dopo il risveglio degli Elfi (un periodo di circa 1900 anni solari).

Le città Nanesche di Nogrod e Belegost, le due città degli Ered Luin, non furono fondate dai Nani del Popolo di Durin, ma furono la casa di altri Nani. Forse erano dimore ancestrali come Khazad-dûm, o colonie fondate da esploratori inviati da città ancora più antiche nell’est, forse negli Orocarni vicino a Cuiviénen o nelle lontane montagne settentrionali della Terra di Mezzo.

Comunque, vi erano rapporti fra Khazad-dûm ed i Nani occidentali. Storie su Khazad-dûm raggiunsero il Beleriand, sebbene nel SILMARILLION sia solo brevemente citata come la più grande delle città Nanesche. L’antica strada Nanesca che passava attraverso Boscoverde il Grande (più tardi Bosco Atro) e per l’Eriador pare che ospitasse traffici da Khazad-dûm ad altre città Nanesche.

E tuttavia Khazad-dûm era molto a sud degli alti passi dove la strada valicava le montagne. Questo appare un po’ strano. Si può solo immaginare che i Nani abbiano costruito una strada a nord lungo le colline ai piedi delle Montagne Nebbiose per raggiungere i valichi. O forse seguivano l’Argentaroggia fino all’Anduin ed attraversavano il fiume con zattere o barche. E pensandoci, non si può fare a meno di domandarsi se la gente di Durin fosse in rapporti amichevoli con gli Elfi Nandorin che vivevano nelle Vallate dell’Anduin.

Sappiamo qualcosa della vita dei Nani nella Pirma Era. Erano, naturalmente, minatori e scalpellini di abilità squisita e quasi insuperabile. Fondevano metalli come l’oro, l’argento, il ferro, e probabilmente rame e stagno. Lavoravano con il cristallo, ed estraevano gemme di molti tipi, ed avevano imparato anche a fare strumenti come trombe ed arpe.

I traffici della città erano diretti perlopiù verso est. Non esisteva un Cancello Ovest prima del 750 della Seconda Era. Mercanti Nani si avventuravano anche a Nord. La strada attraverso la foresta arrivava ad una destinazione mai rivelata da Tolkien. Vi erano forse Nani sulle montagne, o forse vivevano ad est del Celduin negli Orocarni.

Nota: THE PEOPLES OF MIDDLE-EARTH ci dice che in effetti dei Nani vivevano ad est del Celduin, e che vi era una città od un punto di raccolta per tutti i Nani sul Monte Gundabad, dove avevano enclavi. Le terre del popolo di Durin furono scelte per questo onore poiché lui era il più antico dei Nani e Gundabad era il luogo in cui si era svegliato.

Quanto erano numerosi i Nani del popolo di Durin nella Prima Era? Possiamo solo indovinare. Il tempo fra il risveglio degli Elfi a Cuiviénen e la fine della Prima Era del Sole equivaleva più o meno a 4900 anni solari. Tuttavia non esiste menzione di un incontro degli Elfi con i Nani durante la Lunga Marcia. Appare probabile, quindi, che i Nani si siano svegliati solo dopo che gli Elfi erano passati dai loro territori. I Teleri entrarono nel Beleriand nell’Anno degli Alberi 1128, circa 747 anni solari dopo il risveglio degli Elfi.

Durin fu il primo dei Nani a svegliarsi, e ciò avvenne probabilmente poco dopo l’arrivo dei Teleri nel Beleriand, perciò dovette aspettare circa fino all’anno degli Alberi 1145 o 1150 prima di trovare moglie (la figlia o la nipote di uno degli altri sei Padri dei Nani). Questo equivaleva a 150-210 anni solari dopo il risveglio di Durin. Presumendo che gli altri antichi Nani si svegliarono intorno al 1135, dovettero passare 115 anni degli Alberi, o circa 1100 anni solari, dal loro risveglio alla fondazione di Nogrod e Belegost.

E a cosa ci porta tutto questo? A stimare che la maggiore popolosità di Khazad-dûm si sia avuta alla fine della Prima era del Sole (circa 3900 Anni solari dopo il risveglio di Durin). ciò avrebbe permesso a 30-32 generazioni di nani di aumentare il proprio numero. Quando iniziò la seconda Era, potevano esserci più di 80.000 Nani a Khazad-dûm e più di 100.000 nella maggior parte delle altre città dei Nani (escluse Nogrd e Belegost).

All’inizio della Seconda Era il popolo di Durin accolse molti, se non tutti, dei Nani di Belegost, e molti di quelli di Nogrod. La popolazione di Khazad-dûm potrebbe avere raggiunto le 500.000 unità o più alla fine della Seconda Era (ma queste stime presuppongono dei cambiamenti nei dati sulle nascite, segnando così l’inizio del declino dei Nani).

A parte le stime sulla popolazione, sappiamo che Khazad-dûm crebbe lentamente durante molti secoli. I Nani aggiunsero saloni dopo saloni e gradualmente estesero le miniere a nord, specialmente dopo la scoperta del mithril più o meno nel 7° o 8° secolo della Seconda Era. Il cancello ovest fu costruito in questo periodo dopo che i Noldor dell’Eregion ebbero stretto il loro legame di amicizia con i nani di Khazad-dûm (influenzati certamente dai racconti dei legami fra i Noldor ed i Nani di Nogrod e Belegost).

Tolkien scrisse che Durin rinacque nei suoi discendenti sei volte. Sappiamo che Durin III fu re di Khazad-dûm quando furono forgiati gli Anelli del Potere, e che guidò un’armata contro Sauron nella Guerra degli Elfi. Quindi doveva essere re Durin II quando Narvi e Celebrimbor costruirono il cancello Ovest. Il re alla fine della Seconda Era poteva essere Durin IV. Egli marciò con l’esercito dell’Ultima Alleanza degli Elfi e degli Uomini.

Khazad Dum continuò a fiorire nella Terza Era mentre gli Eldar declinavano. Il cancello ovest forse fu riaperto per avere rapporti commerciali con Arnor e, più tardi, con gli Uomini del Dunland. Quando sorse il regno di Angmar nel Nord più remoto ed Amroth di Lórien mandò truppe oltre i monti per aiutare i Dunedain, può darsi che i Nani abbiano fornito aiuto agli Elfi, o anche che abbiano permesso ai guerrieri di Amroth di passare per Khazad-dûm.

Ma alla fine i Nani risvegliarono con i loro scavi un Balrog. Dapprima questi deve aver cercato di scacciarli, perché passarono un anno a combatterlo. Due re dei Nani della stirpe di Durin perirono prima che la città fosse abbandonata nel 1981 T.E. Quante battaglie combatterono i Nnani con il Balrog e, forse, altre creature che trovarono nelle profondità sotterranee? Durin VI fu ucciso nel 1980 e suo figlio Nain I l’anno successivo, l’Anno della Fuga. I Nani furono distrutti o scacciati e le loro antiche abitazioni rimasero deserte, se si eccettuano il Balrog e altre creature che Gandalf descrive come “cose senza nome” che neanche Sauron conosceva, poiché “esse sono più vecchie di lui”.

Il Balrog assunse il controllo di Khazad-dûm, ma circa 500-600 anni dopo Sauron mandò Orchi e Troll ad abitare la città, possibilmente col consenso del Balrog. Da quel momento in poi Khazad-dûm divenne una fortezza ed un rifugio per gli Orchi e fu conosciuta solo col suo antico nome Elfico, Moria, il Pozzo Nero. L’armata orchesca di Moria fu distrutta nella Battaglia di Nanduhirion nel 2799, ma ai nani mancavano le persone per rioccuparla dopo la guerra di 7 anni con gli Orchi per riprendersi la città (e probabilmente non avrebbero potuto farlo se l’intero esercito avesse attaccato subito Moria).

Gli Orchi furono lasciati indietro e le creature malvagie di Moria lentamente ricrebbero, ma non riuscirono mai ad eguagliare il grande numero di Orchi che i Nani dovettero fronteggiare nel 2799. Molti degli orchi delle Montagne nebbiose morirono 142 anni dopo nella Battaglia dei Cinque Eserciti, e quando la colonia di Balin si stabilì nel 2989 (solo 47 anni dopo) pochi Orchi erano rimasti a fare la guardia alla cittadella. Dovettero ritirarsi in caverne più profonde finché il Balrog li spinse ad attaccare i Nani, forse con rinforzi da altri forti orcheschi.

Dal 2994 al 3018 Khazad-dûm rimase indisturbata finché Gollum non entrò nella fortezza per sfuggire alle spie di Sauron e agli Elfi di Bosco Atro e Lórien. Gli Orchi o semplicemente lo lasciarono stare o proprio ne ignoravano la presenza. Ma presto furono risvegliati dalla Compagnia dell’Anello. Il Balrog deve aver sentito l’Anello quando esso fu presente nelle sale orientali, se non prima. Gli Orchi inseguirono la Compagnia fino a Lórien ma furono distrutti o dispersi, e Gandalf riuscì a sconfiggere il Balrog in un combattimento che durò 11 giorni. Nel corso della battaglia parte della montagna e di Khazad-dûm fu distrutta.

In un momento imprecisato della Quarta Era i Nani della stirpe di Durin tornarono a Khazad-dûm, probabilmente perché vi abitasse la loro ultima generazione. Durin VII fu l’ultimo re a portare quel nome e forse l’ultimo della sua antica e fiera casata. O forse no. In The Peoples of Middle-earth Christopher Tolkien fa notare che la vita di Durin VII è poco documentata, ma che pare abbia avuto discendenti.

MERAVIGLIE DELLA SECONDA ERA

Le Statue di Dunclivo

Uno dei brani più spettacolari del SIGNORE DEGLI ANELLI si trova nel capitolo intitolato “L’adunata di Rohan”. Tolkien presenta uno dei suoi molti enigmi facendo seguire al lettore il viaggio di Merry attraverso Rohan verso il rifugio di Dunclivo (Dunharrow, in antico inglese Dun-harug, “collina-santuario”). Questa scena contiene una delle poche fugaci visioni che abbiamo dei Rohirrim a casa, oltre che come Cavalieri in arme. Ma Tolkien usa le immagini per portare l’attenzione del lettore lontano dai Rohirrim verso la grande montagna dove Théoden ha comandato ad Éowyn di raccogliere l’adunata di Rohan:

La strada ora portava ad est attraverso la valle, che in quel punto era larga poco più di un miglio. Tutto intorno giacevano prati e pascoli di erba folta, ora grigi nella notte incombente, ma davanti al lato più lontano della vallata Merry vide un muro minaccioso, un’ultima propaggine delle grandi radici dello Starkhorn, tagliato dal fiume in ere passate.

L’attenzione di Merry viene brevemente distratta dall’esercito dei Cavalieri, ma dato che comunque non riesce a vedere granché al buio il suo sguardo viene riportato alla strada innanzi a lui:

...Mentre la osservava da un lato all’altro il drappello del Re passò sotto la rupe che si stagliava sul lato orientale della valle, e lì all’improvviso il sentiero cominciò a salire, e Merry guardò in su stupefatto. Era su di una strada come non ne aveva mai viste, una grande opera degli uomini in epoche che i canti non potevano abbracciare. Si snodava verso l’alto, attorcigliandosi come un serpente, facendosi spazio attraverso i lisci dirupi di roccia. Ripida come una scala, svoltava avanti e indietro lungo la salita. Su di essa i cavalli potevano avanzare, e carri potevano essere trascinati; ma nessun nemico poteva arrivare da quella direzione, se non in volo, se essa era difesa dall’alto. Ad ogni curva della strada vi erano grandi pietre erette che erano state scolpite in forma di uomini, grossi e con gli arti tozzi, seduti a gambe incrociate con le loro corte braccia ripiegate sul grosso ventre. Alcune col trascorrere degli anni avevano perso ogni connotato tranne le oscure cavità degli occhi che ancora guardavano tristi i passanti. I Cavalieri appena li degnavano di uno sguardo. Pukel-men li chiamavano, e poca attenzione prestavano loro: nessun potere o terrore era rimasto in essi; ma Merry li osservò con meraviglia ed una sensazione quasi di pietà, mentre si profilavano scuri nel crepuscolo.

... Dopo un po’ guardò indietro e scoprì di essere già salito di qualche centinai di piedi al di sopra della valle, e pure molto in basso poteva vedere una linea serpeggiate di Cavalieri che attraversavano il guado e sfilavano lungo la strada verso l’accampamento preparato per loro. Solo il re e la sua guardia entravano nella Fortezza.

Alla fine la compagnia del re giunse ad un punto, in cui la strada inerpicandosi passava attraverso una fessura fra alte mura di roccia, saliva per un piccolo tratto e giungeva ad un grande altipiano. Firienfeld lo chiamavano gli uomini, una verde distesa montana d’erba ed erica, molto al di sopra del profondo corso dell’Acquaneve, posta sulle ginocchia delle grandi montagne sullo sfondo: lo Starkhorn a sud, e a nord il massiccio seghettato dell’Irensaga, in mezzo ai quali si ergeva, di fronte ai cavalieri, la nera e tetra muraglia del Dwimorberg, il Monte Infestato che si innalzava da ripide pendici coperte di scuri pini. A dividere l’altipiano in due vi era una doppia fila di informi pietre erette che rimpicciolivano nel crepuscolo e svanivano fra gli alberi. Coloro che osavano seguire quella strada giungevano in breve al nero Dimholt sotto il Dwimorberg, e ai minacciosi pilastri di pietra, e ai tenebrosi abissi della porta proibita.

Così era l’oscuro Dunclivo, l’opera di uomini da tempo dimenticati. Il loro nome era perduto e nessuna canzone o leggenda li ricordava. Per quale fine avessero costruito quel luogo, come una città o un tempio segreto o un sepolcro di re, nessuno poteva dirlo. Qui essi avevano fabbricato negli Anni Oscuri, prima ancora che giungessero navi alle sponde occidentali, o che fosse costruito Gondor dei Dunedain; ed ora erano svaniti, e solo i Pukel-men erano rimasti, ancora seduti agli angoli della strada.

Merry guardò le linee di pietre in fila: erano corrose e nere; alcune pendevano, altre erano cadute, altre ancora erano incrinate o spezzate; sembravano file di denti vecchi ed affamati. Si domandò cosa potessero essere, e sperò che il re non volesse seguirle nell’oscurità oltre ad esse. Poi vide che vi erano gruppi di tende e baracche su entrambi i lati della strada lastricata, ma non ve n’erano vicino agli alberi, e sembravano anzi scansarsi da essi avvicinandosi al bordo del dirupo. La maggior parte era verso destra, dove il Firienfeld era più esteso; e sulla sinistra vi era un accampamento più piccolo, al centro del quale stava un alto padiglione...

Possiamo seguire il sentiero che Merry non prese osservando il percorso di Aragorn attraverso Dunclivo nel “Passaggio della Grigia Compagnia”:

La luce era ancora fioca mentre cavalcavano, poiché il sole non era ancora sorto sui neri pendii del Monte Infestato dinanzi a loro. Il timore cadde su di loro, mentre passavano fra le due file di antiche pietre e giungevano così al Dimholt. Lì all’ombra di neri alberi che nemmeno Legolas riusciva a sopportare trovarono una cavità che si apriva alla base della montagna, ed in mezzo al loro sentiero si stagliava un’unica possente roccia simile ad un indice ammonitore.

“’Mi si gela il sangue,’ disse Gimli, ma gli altri stavano in silenzio, e la sua voce cadde morta sugli umidi aghi di pino ai suoi piedi. I cavalli non volevano passare oltre la minacciosa pietra, finchè i cavalieri non smontarono e non li condussero a piedi. E così giunsero infine in fondo alla vallata; e lì stava un liscio muro di roccia, e nel muro l’Oscura Porta si apriva dinanzi a loro come la bocca della notte. Segni e figure erano incisi sulla sua grande arcata, troppo oscuri per essere letti, e la paura fluiva da essa come un grigio vapore.

Dunclivo è stata creduta da alcuni una costruzione dei Druedain, che sono descritti nei RACCONTI INCOMPIUTI, e da altri come l’opera degli uomini che scacciarono i Druedain dai Monti Bianchi, gli stessi che poi abitarono nell’Enedwaith e Minhiarath. Questi erano i Gwathuirim, antenati dei Dunlandiani, degli Uomini di Brea, e pure di molta gente di Gondor. Ma la verità probabilmente sta nell’area di una successione di abitanti e costruttori.

I Pukel-men furono indubbiamente scolpiti dai primi Druedain, forse addirittura nella Prima Era del Sole, per quanto ciò sembri improbabile. Dato che le statue erano posizionate su di una strada accuratamente costruita, dovevano essere state progettate a guardia di una strada verso una roccaforte dei Druedain. Una simile protezione sarebbe stata necessaria solo in presenza di nemici o potenziali avversari che vivessero a nord degli Ered Nimrais. Eppure Tolkien scrive che Dunclivo fu costruita “prima ancora che giungessero navi alle sponde occidentali”, un riferimento (probabilmente) al ritorno dei Dunedain alla Terra di Mezzo, sebbene ciò si possa riferire anche alla grande flotta di Valinor.

Sappiamo che i Dunedain tornarono nella Terra di Mezzo nell’anno 600 della Seconda Era, e che all’epoca di Aldarion vi erano Gwathuirim affini ai Dunlandiani che vivevano lungo le rive del Gwathló (questo nel nono secolo, quasi trecento anni dopo l’arrivo di Vëantur nel Lindon). È quindi possibile che un singolo gruppo di Druedain continuasse a sopravvivere negli Ered Nimrais dopo che le tribù Dunlandiane avevano scacciato gli altri Druedain dalle montagne.

Ma i Druedain di Dunclivo non avrebbero potuto resistere a lungo anche in un rifugio così grande. Devono essere periti (uccisi o morti di fame), o essere scappati per ricongiungersi ai loro affini o ad ovest (Druwaith Iaur presso Andrast), a nord (le paludi lungo le rive dell’Enedwaith) o ad est (la foresta Druadan nell’Anórien). Vi sono prove che i Gwathuirim abitarono a Dunclivo, e probabilmente erano membri di quella tribù più tardi conosciuta come i Morti. Le pietre erette viste da Merry ed Aragorn, che non erano scolpite, sembrano rappresentare un’arte lapicida meno sviluppata. E tuttavia sappiamo dalle storie sui primi Druedain che erano sempre stati abili a scolpire la pietra, e quindi probabilmente non furono loro ad erigere simili monumenti menhir. Invece, questi furono probabilmente posti lì dai Gwathuirrim.

L’iscrizione al di sopra della Porta Oscura implica anche che qualcuno diverso dai Druedain abbia messo mano alla costruzione di Dunclivo. Può darsi che la tribù Gwathuirrim sapesse scrivere, e che abbiano inciso qualcosa sulla porta. Oppure che una mano Numenoreana abbia avuto qualcosa a che fare con le incisioni che Aragorn e compagni non erano più in grado di leggere. La seconda ipotesi sembra meno probabile di quella che i Gwathuirrim abbiamo fatto le iscrizioni, eppure Théoden sembra descrivere un uomo di ascendenza Numenoreana quando racconta a Merry la leggenda della Porta Oscura:

... Si dice che quando gli Eorlingas giunsero da Nord nel momento del bisogno, Brego e suo figlio Baldor si inerpicarono sulla scalinata della Fortezza e giunsero così davanti alla Porta. Sulla soglia sedeva un vegliardo, vecchio ed avvizzito come la pietra. In effetti lo presero per una statua di pietra, poiché non si mosse, né pronunciò parola, finché non provarono ad oltrepassarlo e ad entrare. E allora egli parlò, e la sua voce sembrava uscire dal terreno, e con loro stupore questa diceva nella lingua dell’ovest: la via è chiusa.

Rimangono quindi molti dubbi ed enigmi. Le origini di Dunclivo erano già state sepolte da guerre e popoli dimenticati quando i Rohirrim si stabilirono in quella regione. Ciò si può solo domandare quali terribili tragedie vi si svolsero, e quali periodi di gioia e splendore vi ebbero i Druedain, i Gwathuirrim o forse altri popoli nelle ere passate.

MERAVIGLIE DELLA TERZA ERA

Gli Argonath

Uno dei più impressionanti e maestosi passaggi del SIGNORE DEGLI ANELLI si trova quando la Compagnia dell’Anello passa per l’Anduin. Sono sul fiume da diversi giorni ed infine giungono a “rocciose vallate fra alte brughiere” (come le descrive Celeborn). Avvicinandosi passano vicino a dirupi che si alzano gradualmente per poi scendere verso la riva del fiume, come per bagnarsi i piedi nella sua acqua quanto per condividere la sua gloriosa avventura e spingerlo avanti perso il suo destino. Tolkien scrive:

La pioggia, comunque, no durò a lungo. Lentamente il cielo sopra di loro si fece più chiaro, ed improvvisamente le nubi si squarciarono, e i loro bordi sfilacciati si trascinarono a nord lungo il fiume. La nebbia ed i vapori erano svaniti. Davanti ai viaggiatori giaceva un profondo crepaccio, con grandi bordi rocciosi a cui si aggrappavano, su terrazze e strette fenditure, alcuni alberi striminziti. Il corso si faceva più stretto e la corrente più veloce. Ora stavano avanzando spediti con poca speranza di fermarsi o di virare, qualunque cosa potessero incontrare avanti a loro. Sopra di loro vi era un linea di cielo azzurro pallido, intorno il Fiume oscuro e coperto dalle ombre, e di fronte, nere, a coprire il sole, i colli degli Emyn Muil, in cui non si vedevano aperture.

Frodo guardando innanzi vide in lontananza due grandi rocce avvicinarsi: sembravano grandi pinnacoli o pilastri di pietra. Alti e ripidi e minacciosi si stagliavano su entrambi i lati del fiume. fra di essi apparve una stretta apertura, ed il Fiume trascinava le barche verso di essa.

Molte cose appaiono in questi due paragrafi. Il paesaggio è cambiato ed è diventato tetro, quasi spaventoso. I viaggiatori sono su una via virtualmente di non ritorno. Sono entrati in una regione dove una grande potenza un tempo ha messo mano sul mondo, ed il potere di Gondor un tempo si è spinto così a nord. Siamo condotti con i viaggiatori lungo questo stupefacente sentiero verso una meta che spaventerebbe qualsiasi osservatore ignaro, ma che invita a casa Aragorn, l’Erede di Isildur:

Mirate gli Argonath, i Pilastri dei Re!’ gridò Aragorn. ‘Presto li oltrepasseremo. Mantenete le barche in fila, e più distanti che potete! Seguite il centro della corrente!

In un modo sottile Tolkien sembra rivelarci qualcosa della vera maestà ed autorità di Aragorn. È un Ramingo e un guerriero, ma anche il discendente di re giunto a reclamare quanto è suo, a difendere la sua stirpe a sud dalle armate di Sauron. Al confine dell’antico reame di Gondor Aragorn assume un’autorità che Boromir figlio del Sovrintendete in carica non prova neanche ad esprimere. Questo è il momento dell’ingresso di Aragorn a Gondor come qualcosa di più di un avventuriero o di un viandante. Non lascia più dubbi su chi pensa di essere, mentre Frodo e gli Hobbit rimangono stupefatti e come storditi dalla loro prima percezione del potere e della maestà dei Dunedain nella Terra di mezzo:

Mentre Frodo veniva spinto verso di essi i grandi pilastri si ersero come torri ad incontrarlo. Gli sembrarono giganti, immense figure grigie silenziose ma minacciose. Poi vide che erano effettivamente incise e modellate: l’arte e la potenza di un tempo le aveva lavorate, ed ancora preservavano oltre il sole e le piogge di anni innumerevoli le forme possenti in cui erano state scolpite. Su grandi piedistalli che poggiavano nell’acqua profonda stavano due grandi re di pietra: ancora con occhi velati e sopracciglia erose guardavano accigliati verso nord. La mano sinistra di entrambi era alzata col palmo in fuori in un gesto di avvertimento; nella mano destra stringevano un’ascia; sulla testa di entrambi era posto un elmo e una corona sgretolati. Grande potenza e maestà ancora li ammantava, taciturni guardiani di un reame da tempo svanito. Terrore e meraviglia caddero su Frodo, ed egli si raggomitolò, chiudendo gli occhi e non osando guardare in su mentre la barca si avvicinava. Perfino Boromir chinò il capo mentre le barche vi passavano accanto, fragili e sfuggenti come piccole foglie, sotto l’ombra sempiterna delle sentinelle di Numenor. Così passarono nell’oscuro abisso dei Cancelli.

Lisce si alzarono le temibili rupi ad altezze inimmaginabili su entrambi i lati. Molto lontano si intravedeva il cielo pallido. Le acque nere ruggivano ed echeggiavano, ed il vento ululava sopra di loro. Frodo accucciandosi sulle ginocchia udì Sam davanti a lui borbottare e mugugnare: “Che postaccio! Che postaccio orribile! Fatemi soltanto scendere da questa barca, e non mi bagnerò più i piedi neppure in una pozzanghera, figuriamoci un fiume!

Forse Sam sta esprimendo le sensazioni di tutti gli Hobbit in questo punto, e dà al lettore un momento per fare una pausa ed immaginare quali sarebbero le proprie reazioni. Lo splendore ed il terrore degli Argonath è debolmente mostrato dalla parola scritta, sebbene Tolkien avesse qualcosa di più da dire di queste grandi opere degli antichi Gondoriani in una delle sue lettere, scritta nell’Ottobre 1958 a Rhona Beare:

”I Numenoreani di Gondor erano orgogliosi, particolari, ed arcaici, e penso che si possano raffigurare al meglio in termini, diciamo, egizi. Per molti aspetti somigliavano agli egizi, per l’amore, e l’abilità con cui costruivano opere gigantesche e massicce. E nel loro grande interesse nelle antichità e nelle tombe... Credo che la corona di Gondor (il Regno del Sud) fosse molto alta, come quella d’Egitto, ma con le ali attaccate, non direttamente all’indietro ma poste ad angolo.””

Gli Egizi in effetti costruivano simili statue immani ed impressionanti. Le statue di Ramses II a Karnak sono ancora in piedi ed un’altra statua, un gigantesco busto di Ramses, fu ritrovata ad Abu Simbel. Le immense proporzioni di queste opere, sebbene non le avesse mai viste di persona, sembrano aver avuto un grande effetto su Tolkien, che, se desiderava, aveva accesso a molte informazioni sull’Antico Egitto ad Oxford.

Come gli Egiziani i Numenoreani di Gondor costruivano “altre opere meravigliose e possenti... all’apice della loro potenza, agli Argonath, ad Aglarond, ad Erech; e nel cerchio di Angrenost, che gli uomini chiamavano Isengard, eressero il Pinnacolo di Orthanc in roccia infrangibile.”

Gli Argonath non furono creati in origine da Isildur ed Anárion, ma piuttosto da Minalcar (reggente fra il 1240 ed il 1304) poco dopo la sua guerra contro gli Esterling nel 1248. Tolkien scrive che Minalcar “fortificò la sponda occidentale dell’Anduin fino all’immissione del Limterso, e proibì ad ogni straniero di scendere il fiume oltre gli Emyn Muil.” Ciò sembra un pò eccessivo, ma con “stranieri” sembra che non si intendesse gente di sangue Edain. Piuttosto, sappiamo da PEOPLES OF MIDDLE-EARTH che altri popoli si erano da tempo stabiliti nelle vallate dell’Anduin:

Le vaghe tradizioni preservate dagli Hobbit della Contea dicevano che una volta abitavano in terre vicine al Grande Fiume, ma molto tempo prima le avevano lasciate, e si erano fatti strada attraverso o intorno alle montagne, quando non si trovarono più a loro agio nelle loro casa per via del moltiplicarsi della Gente Alta e di un’ombra di terrore che era caduta sulla Foresta. Ciò evidentemente riflette i problemi di Gondor all’inizio della Terza Era. L’aumento di uomini non era quello normale di quelli con cui erano vissuti in amicizia, ma quello veloce di invasori dall’Est, tenuti a bada a sud da Gondor, ma che al nord oltre i confini del Regno attaccavano i più antichi abitanti “Atani”, ed in alcuni casi occupavano la Foresta e giungevano attraverso di essa nella valle dell’Anduin...

I primi Hobbit entrarono nell’Eriador nel 1050, e solo dopo altri 200 anni Gondor riuscì a disfarsi degli Esterling rimandandoli a Rhûn. Ciò implica che neppure Minalcar riuscì a sradicare completamente gli Esterling fra l’Anduin e Rhûnaer. Pare che alcuni siano sopravvissuti nella zona meridionale di Bosco Atro presso Dol Guldur, che ancora non era abbastanza potente per minacciare Gondor ma comunque poteva dare rifugio ad alcune truppe di Esterling che potevano marciare lungo il fiume. In tal caso le fortificazioni sul lato ovest dell’Anduin hanno un senso, sebbene in origine Tolkien avesse immaginato problemi pure con gli Uomini del Nord perchè vivevano nelle Vallate dell’Anduin.

Ma posizionati com’erano a sud dei forti dell’Anduin, gli Argonath non potevano essere concepiti per tenere lontani i viaggiatori. Piuttosto, simboleggiavano la grande potenza che uno straniero proveniente da Nord avrebbe fatto infuriare se fosse giunto tanto a sud senza un invito o un permesso. Quando i forti sulla sponda occidentale erano ancora abitati l’opportunità di procurarsi tali permessi era facilmente ottenibile.

Pertanto, non deve stupire che quando Aragorn stesso passa fra gli Argonath non avverta il terrore e la soggezione che gli altri provano. Sebbene il potere di Gondor sia passato il suo ricordo ancora non lo è, e quel potere è parte della sua eredità. Quindi anche gli Argonath ne facevano parte, ed egli li oltrepassa “fiero ed eretto...col cappuccio... tratto indietro, ed i capelli neri.. che ondeggiavano nel vento, una luce...negli occhi: come un re che torna nella sua terra dall’esilio.”

Il ponte di Osgiliath

Sappiamo molto poco di questo grande ponte, ma pare che fosse decisamente imponente, una tipica opera “numenoreana” di Gondor. Quando Isildur e Anárion fondarono il reame di Gondor costruirono tre città: Minas Anor, Minas Ithil, e Osgiliath. Osgiliath era la capitale del regno, “ed i Numenoreani vi costruirono un grande ponte, su cui vi erano torri e palazzi di pietra meravigliosi a vedersi, ed alte navi giungevano dal mare ed attraccavano ai moli della città.

Queste “torri e palazzi di pietra” non sono descritte da Tolkien, e raramente sono nominate. ma alcuni riferimenti possono essere trovati nei testi. Nei RACCONTI INCOMPIUTI Meneldil dice addio a Isildur e ai suoi figli al cancello Orientale del Ponte. Viene quasi l’impressione che all’epoca l’intera città di Osgiliath fosse contenuta sul ponte, ma forse no.

Isildur ed Anárion avevano i loro troni “posti uno affianco all’altro nel grande salone di Osgiliath.” La posizione e la struttura del salone non sono riportate, ma forse era parte della Casa dei Re (vedi sotto), e forse una delle strutture principali del Ponte.

La Torre del Palantír fu distrutta durante la Guerra delle Stirpi, e così la Pietra padrona che necessitava di due persone per essere spostata andò perduta nelle rapide, profonde acque dell’Anduin. Gandalf fa riferimento alla cupola di Stelle di Osgiliath, dove era posta la pietra, e presumibilmente questa era la parte di torre dove era tenuto il Palantír, implicando forse che la torre fosse molto grande.

Quando Isildur lasciò Gondor I RACCONTI INCOMPIUTI dicono che a Osgiliath erano disponibili pochi cavalli, ma non dice se sul ponte esistessero stalle. Sembra logico, però, che se vi erano grandi torri e palazzi, i loro abitanti vi sistemassero anche gli animali che possedevano.

All’epoca di Tarannon Falastur, la regina, Beruthiel, viveva nella Casa del Re a Osgiliath. Non viene detto se la casa fosse sul ponte, ma che conteneva “giardini... pieni di tormentate sculture all’ombra di tassi e cipressi.” Sarebbe davvero interessante se il Ponte di Osgiliath fosse stato così grande da poter contenere un palazzo con giardini ampi abbastanza da avere alberi.

L’attacco a Osgiliath da parte di Minas Morgul nel 2475 ebbe come risultato la distruzione finale del grande Ponte. La città da molto tempo era ridotta all’ombra di sé stessa. Molti degli abitanti erano morti nella Grande Pestilenza del 1636, ed il Re Tarondor aveva spostato il trono dei Re a Minas Anor poco dopo. I Sovrintendenti mantennero degli avamposti ad Osgiliath per tenere il ponte, ma dopo il 2475 divenne meno importante difendere la città che i ponti ed i guadi.

Non c’è dubbio che Osgiliath abbia passato un periodo di grande sviluppo almeno nei primi secoli di Gondor, e anche se confinata al Ponte la città in origine dove espandersi su entrambe le sponde dell’Anduin. I fiume era piuttosto ampio, forse un miglio, all’altezza della città, ed il Ponte doveva contenere molti palazzi e torri. La sua popolazione si contava in migliaia, e forse intere flotte di navi passavano sotto di esso per arrivare fino a Cair Andros. Di tutte le opere dei Numenoreani nella Terra di Mezzo, il Ponte di Osgiliath doveva essere la più grande.

Le Fortezze Gemelle di Aglarond e Angrenost

Ci sono state molte discussioni a proposito della funzione e delle origini di queste due fortezze. Tutto ciò che sappiamo è che furono costruite da uomini di razza Numenoreana e che figurarono principalmente nelle guerre alla fine della Terza Era. Sulle fortezze vere e proprie è scritto molto poco. In “Sugli Anelli del Potere e sulla Terza Era” Tolkien dice:

... La capitale [di Gondor] era Osgiliath, attraverso la quale scorreva il Grande Fiume, ed i Numenoreani vi eressero un grande ponte, su cui erano torri e palazzi di pietra meravigliosi a vedersi, e grandi navi venivano dal mare ai moli della città. Costruirono anche altri possenti edifici su entrambe le sponde: Minas Ithil, la Torre della Luna Crescente, a est sulle pendici dei Monti d’Ombra come una minaccia a Mordor; e ad ovest Minas Anor, la Torre del Sole Calante, ai piedi del monte Mindolluin, come uno scudo dalle selvagge tribù delle valli. A Minas Ithil era la residenza di Isildur, e a Minas Anor quella di Anárion, ma essi condividevano il regno ed i loro troni erano posti l’uno affianco all’altro nella Grande Reggia di Osgiliath. Queste erano le principali dimore dei Numenoreani a Gondor, ma essi costruirono altre opere meravigliose e possenti nella regione durante i giorni della loro potenza, agli Argonath, e ad Aglarond, e ad Erech, e nel cerchio di Angrenost, che gli Uomini chiamavano Isengard, eressero il Pinnacolo di Orthanc in pietra infrangibile.

L’espressione “i giorni della loro potenza” può significare molte cose. I Numenoreani riunirono i più grandi eserciti, ci dice Elrond, durante l’epoca dell’Ultima Alleanza fra Elfi ed Uomini. E tuttavia Gondor raggiunse l’apice della sua potenza durante il regno di Atanatar Alcarin, che visse più di mille anni dopo la Sconfitta di Sauron da parte dell’Ultima Alleanza. È improbabile che Tolkien considerasse i “giorni della loro potenza” oltre la ritirata di Gondor da Mordor nel 1636. La Peste nera devastò in tal modo il regno che da allora non furono più in grado di mantenere una guarnigione a guardia di Mordor. E comunque, Gondor si indebolì durante la Guerra delle Stirpi, avvenuta circa 200 anni prima.

Sappiamo che Tarannon Falastur estese il controllo di Gondor a ovest lungo le coste della Terra di Mezzo. Deve aver conquistato Anfalas, probabilmente Andrast, e forse pure Enedwaith. Angrenost ed Aglarond gli avrebbero fornito utili basi all’epoca, ma potrebbero essere state costruite anche per aiutare a controllare il Calenardhon. Perciò è probabile che le fortezze non siano state erette più tardi del 913 della Terza Era (la fine del regno di Falastur). Dopo di lui i Re Navigatori furono occupati a conquistare Umbar ed altre parti dello Harad, pertanto è improbabile che necessitassero di fortezze al nord. In effetti, essendo Falastur il primo dei re Navigatori, si può immaginare che abbia condotto le sue conquiste da Mare piuttosto che da terra.

Allora che valore strategico avrebbero avuto Aglarond ed Angrenost per i Numenoreani “durante i giorni della loro potenza”? Dalla fondazione di Gondor fino alla sconfitta di Sauron Mordor fu effettivamente una minaccia per le terre occidentali, ma l’Appendice A del SIGNORE DEGLI ANELLI dice che Elendil ed i suoi figli credevano “che Sauron stesso fosse perito” nella caduta di Numenor, pertanto la minaccia che avvertivano non era tanto del ritorno di Sauron, ma piuttosto della presenza dei suoi servitori sopravvissuti alla sua morte a Numenor.

In ogni caso, se Aglarond ed Angrenost fossero state costruite a difesa del Calenardhon da Mordor non erano nella posizione migliore per farlo. Un nemico poteva attraversare tutta la provincia prima di arrivare alle fortezze. L’Anduin sarebbe stata una posizione migliore per difendere la regione da attacchi provenienti da est, e nella Terza Era il fiume fu di fatto fortificato a tale scopo. È difficile credere che i Gondoriani avessero conoscenze tattiche maggiori rispetto ai Numenoreani.

Tuttavia il Calenardhon faceva all’inizio parte di Gondor. Lo sappiamo dall’esplorazione del regno che si dice fatta da Isildur in la Tradizione di Isildur, presentata nel capitolo “Cirion ed Eorl” nei RACCONTI INCOMPIUTI.

Si dice che quando Isildur tornò dalla Guerra dell’Ultima Alleanza rimase per qualche tempo a Gondor, per dare ordine al regno e istruire suo nipote Meneldil, prima di partire per prendere possesso del reame di Arnor. Con Meneldil ed una compagnia di amici fidati si recò ai confini di tutte le contrade rivendicate da Gondor; e mentre tornavano dal confine settentrionale nell’Anórien giunsero all’alta collina che all’epoca era chiamata Eilenaer ma che da allora fu nominata Amon Anwar, “Colle di Timore”. Esso si trovava vicino al centro delle terre di Gondor...

Isildur doveva essere nel Calenardhon se ritornò nell’Anórien da nord. Sappiamo anche che Sauron aveva posizionato ad un certo punto un esercito nelle terre ad est del Calenardhon, perché si dice che abbia scacciato col fuoco le Entesse da quelle regioni, creando le Terre Brune, nello sforzo di rallentare l’avanzata dell’Armata di Gil-galad ed Elendil. Potrebbe Anárion aver costruito le fortezze in quel periodo? Sembra improbabile, poiché non sarebbero servite a nulla lo stesso e la loro costruzione avrebbe richiesto molti uomini e molto tempo, cosa di cui Anárion disponeva in misura non sufficiente a resistere a Sauron.

Sembra logico che i Gwathuirim dell’Enedwaith fossero la ragione per erigere queste fortezze. Questi popoli erano affini agli Uomini di Dunclivo, agli “uomini selvaggi delle valli” nelle terre del sud, e ad altri uomini che avevano accettato il governo di Isildur ad Arnor. Per una qualche ragione l’Enedwaith non era stato incorporato né in Gondor né in Arnor e le sue popolazioni, già ostili da secoli ai Numenoreani, erano probabilmente nemiche di entrambi i regni.

Perciò, sarebbe stato logico per Isildur ed Anárion costruire le fortezze durante il primo secolo di esistenza del regno. La presenza di una forza Numenoreana ad Aglarond avrebbe aiutato a difendere il Calenardhon dagli Uomini di Dunclivo (benché questi potessero rappresentare una minaccia solo dai fianchi), e forse fu una delle ragioni per cui Isildur riuscì a stabilire la pace con loro. Quando ruppero il giuramento di marciare al fianco di Gondor in guerra, la fortezza sarebbe stata utile a convincerli a non attaccare i Numenoreani alle spalle.

Ma cosa c’era di tanto speciale in queste due fortezze? Le fortificazioni non erano poi così estese. Angrenost aveva il suo cerchio ma la grande muraglia di Aglarond fu costruita alla fine della Terza Era dai Rohirrim. Orthanc era una meraviglia per la sua costruzione, altissima e così robusta da non essere danneggiata nemmeno dalla forza distruttrice degli Ent. Isildur ed Anárion ( o i loro eredi) posero un Palantír ad Orthanc, usando la fortezza per tenere d’occhio i confini settentrionali del regno.

Aglarond invece aveva solo le caverne scintillanti a renderla speciale. Ma forse è significativo che Gondor (e pure Rohan) mai abbiano scavato nelle caverne nonostante l’evidente presenza di ricchi filoni minerali. La bellezza naturale delle caverne forse non era venerata, ma in ogni caso deve aver ispirato un senso di soggezione affine a quello espresso da Gimli e Legolas quando videro per la prima volta le caverne. I Numenoreani forse apprezzavano davvero la loro speciale bellezza e decisero di non alterarle per non distruggere una delle grandi meraviglie della Terra di Mezzo.

Prese insieme, Aglarond ed Angrenost rappresentavano una vivida memoria del potere di Numenor. Anche alla fine della Terza Era offrivano ai visitatori visioni maestose e sensazionali sebbene il potere che le aveva erette si era da tempo ritirato a sud oltre i Monti Bianchi.


<< Torna al sommario

 

           
Home    |    Progetto Tolkien    |    Chi Siamo     |    Copyright    |    Aiuto   |   Scrivici
© 1999- 2004 Eldalie.it Spazio Offerto da Gilda Anacronisti