Chi è J. R. R. Tolkien?
di Serena "Eledhwen" Contadin

rimo fra tutti, a illustrare la Terra di Mezzo, è stato lo stesso creatore di quest'ultima. Tolkien sin dall'infanzia disegnava quelli che erano i suoi sogni e continuò a farlo per tutta la vita. Col passare degli anni sviluppò uno stile suggestivo, talvolta ispirato alle stampe giapponesi, con un gusto personale per il tratteggio e il colore. Prediligeva i paesaggi ai personaggi, era un buon autodidatta, benché non fosse naturalmente un'artista. Alla pubblicazione delle sue opere si presentò l'esigenza di corredarle con illustrazioni, soprattutto nel caso de “Lo Hobbit” , però Tolkien si ritrovò di fronte a proposte fatte da illustratori che evidentemente non conoscevano l'opera, egli rifiutò il permesso per tutta la vita e escludeva a priori qualsiasi illustrazione che avesse influssi di stile Disney , per i quali nutriva una viscerale antipatia. Così, anche per motivi economici, fu l'autore stesso a illustrare la propria opera benché egli stesso ammettesse di saper disegnare solo qualcosa di quello che voleva e quel qualcosa in maniera molto imperfetta.

Quando la sua fama cominciò a diventare mondiale, alcuni, cercando di sfruttare il suo successo, gli proposero di realizzare un film sul “Signore degli Anelli” , ma Tolkien aveva bocciato l'idea , consapevole del fatto che sarebbe stato impossibile ricostruire dei personaggi, un ambiente e una storia così complessi, accettò invece, anche se con molti dubbi, il tentativo di realizzare un cartone animato. Uscì nel 1978, dopo la sua morte, ma il ‘flop' del primo episodio fece si che non ci fosse il seguito.

La tecnologia non era ancora abbastanza sviluppata per poter realizzare un'opera del genere in versione cinematografica e il rischio di un insuccesso era troppo alto, perciò, per ben trent'anni, a dare visivamente vita all'universo tolkeniano fu solo l'illustrazione

Durante questi anni molti artisti si sono ispirati alle sue opere, tra questi spiccano nomi come i fratelli Hildebrandt , l'italiano Angelo Montanini, ma i più famosi sono John Howe e Alan Lee.

Dopo la morte di Tolkien fu il figlio Cristopher a vigilare e a riordinare il lavoro del padre e è a lui che Alan Lee dovette strappare il permesso per illustrare la Terra di Mezzo, lo ottenne sottoponendo al suo giudizio cinquanta tavole che successivamente accompagnarono la prima edizione illustrata di “The Lord of the Rings” al centenario dalla nascita di Tolkien nel 1992. La carta vincente di Alan Lee è nel fatto che si è ispirato agli stessi modelli di Tolkien, e sulle sue orme privilegia gli ambienti alle figure. Lo stile di Lee è fiabesco trasmette malinconia e la sensazione dolce e amara del “ Signore degli Anelli” . Il mondo di Tolkien non è evanescente ma un universo compatto e coerente sin nei dettagli, i luoghi sono definiti da una meticolosa geografia. “Se devi scrivere un mondo devi partire da una carta geografica” (1) scrisse Tolkien al figlio: egli sviluppò una sorta di arte complementare alla scrittura.

Alan Lee è inglese, illustratore e arredatore, si è a lungo occupato dei miti celtici e scandinavi che avevano influenzato Tolkien, è considerato un'artista eccezionale nel raffigurare il fantastico, ha lavorato per il cinema come scenografo concettuale e ha ricevuto numerosi premi tra i quali il recente premio come miglior artista ai World Fantasy Awards del 1998 . Accanto ad Alan Lee vi è John Howe, canadese, ma residente in Svizzera; è molto conosciuto per i suoi numerosi contributi a progetti riguardanti Tolkien, ha lavorato moltissimo nell'industria cinematografica, ha illustrato fumetti, libri storici, fantastici e per bambini. Ha decorato l'ingresso della famosa Maison d'Ailleurs, il Museo della Scienza e della Tecnica in Svizzera, ha allestito mostre personali in tutta Europa negli ultimi vent'anni. L'asso nella manica di Howe è la sua profonda conoscenza del mondo medioevale, ciò gli ha permesso di non cadere nella solita ripetitività dell'iconografia fantasy. Le sue opere danno la sensazione di reale, è particolarmente suggestiva la sua capacità di cogliere il momento dell'azione come fosse un fermo immagine.

Mentre Alan Lee valorizza tutto ciò che è più spiccatamente anglosassone, in contrasto John Howe è orientato verso il gotico e il bizzarro. Lee ha uno stile più delicato e decorativo, i contorni non sono netti e i colori sono trasparenti dati dall'uso degli acquarelli, dà la sensazione del ricordo ma allo stesso tempo è realistico , Howe è più deciso, i contrasti sono più forti,la linea è più definita.

Solo negli ultimi anni la tecnologia e l'informatica si sono sviluppate tanto da permettere la realizzazione cinematografica colossale di portare il “Signore degli Anelli” sul grande schermo.

Tuttavia nonostante la nostra sia l'era dell'informatica, per realizzare il film è stata fondamentale la presenza degli artisti, lo schizzo e il disegno; al contrario di quanto si possa pensare, è ancora alla base di tutto. Il luogo comune “fa tutto il computer” è scorretto: certamente l'intelligenza artificiale aiuta enormemente, serve per sviluppare l'idea, ma l'idea non nasce al computer, nasce da uno schizzo, è lo schizzo l'arte pratica del futuro.

Chiamati a ‘schizzare la Terra di Mezzo' sono stati appunto i due più importanti artisti Tolkeniani. Lee e Howe hanno praticamente disegnato tutto, si rimane stupiti nel costatare che è stato pensato ogni particolare (proprio come Tolkien faceva) ogni luogo, ogni oggetto, anche il più insignificante come una pipa o una spilla. A testimoniare l'importanza dei due artisti è che molti dei loro disegni hanno preso vita e sono stati direttamente tramutati in scene.

L'uscita del film ha naturalmente attirato l'attenzione del grande pubblico,ottenendo un grande successo, probabilmente la maggior parte della gente che si è recata a vederlo non aveva mai letto il libro, e quasi certamente ha creduto di aver visto il mondo di Tolkien ma in realtà ha visto l'interpretazione dell'opera di Tolkien.

Le tre parti, sempre per motivi economici, escono nelle sale con 1 anno di distanza l'una dall'altra; “ La Compagnia dell'Anello”nel 2002, “Le Due Torri”2003 e “Il ritorno del re”nel 2004. La prima parte ha ottenuto 13 nomination agli oscar e 4 oscar, tutti in campo artistico. Naturalmente produrre un film ha dei risvolti economici e il regista Peter Jackson ha tentato di accontentare tutti i tipi di pubblico. Ha quindi prodotto qualcosa di abbastanza fedele da non suscitare troppe critiche dai “tolkeniani ” ma abbastanza cinematografico e spettacolare da conquistare gli spettatori “profani”.

A mio avviso l'infedeltà al mondo di Tolkien è proprio nella storia, ovviamente l'esigenza del grande schermo è diversa da quella letteraria, è quindi necessaria l'interpretazione e l'adattamento dell'opera scritta per ottenere un buon risultato cinematografico. Il riadattamento proposto da Jackson è certamente ben fatto per la maggior parte del film, ma in alcuni punti le modificazioni o le esagerazioni sono talmente cinematografiche da cadere nel paradossale e da incidere sul lavoro globale.

La fedeltà del film a Tolkien è riscontrabile in due aspetti; nei valori che trasmette e nella rappresentazione visiva della Terra di Mezzo . La scelta dei paesaggi, dei luoghi, delle varie architetture, dei vestiti e dei personaggi, (come la ricostruzione di Gollum), negli oggetti, nell'attenzione ai più piccoli particolari,essi sono ricostruiti con una cura davvero degna di lode, molto simile a quella di Tolkien.

 

Note

1)_ La Realtà in trasparenza-Lettere/J.R.R.Tolkien


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