Recensione analitica del film Le Due Torri
di Marco Marani

cosí, dopo un anno di attesa, arriva il nuovo capitolo della saga di Peter Jackson. Il nuovo film, che si basa sulle vicende narrate nel secondo libro de Il Signore degli Anelli (ma forse sarebbe meglio dire nella seconda parte, dato che il libro nelle intenzioni di Tolkien doveva essere uno solo, e fu diviso solo per volontá dell'editore) ha fatto molto discutere, dividendo il pubblico tra accaniti sostenitori e detrattori come poche opere in questi ultimi anni. E, dato che questo genere di discussioni mi piace, ho pensato bene di dire la mia.

Nel momento in cui ho iniziato a scrivere queste mie impressioni sul film, ero convinto che per esprimere un giudizio fosse prima di tutto necessario sgombrare la mente dal ricordo del libro. Ma man mano che scrivevo mi sono reso conto che, sebbene sia necessario essere coscienti che libro e pellicola sono due mezzi espressivi ben diversi, ciascuno coi suoi pro e i suoi contro, per alcuni aspetti il confronto con l'originale di Tolkien rimane inevitabile.

Dal mio punto di vista, non trovo scandaloso, come é stato detto da alcuni, che Jackson abbia modificato la trama, vista nei suoi singoli episodi. Il regista ha alcune necessitá che lo scrittore non ha, in primis quella di non fare addormentare gli spettatori sulle poltroncine con la storia che racconta. Se Tolkien poteva permettersi di dilungarsi in pagine e pagine di descrizione, che in un libro hanno l'effetto di creare un'atmosfera magica per il lettore, il regista deve sempre tenere alta la tensione, per evitare che il film scada nella noia. Quindi poco male se Frodo passa per la cittá di Osgiliath, anche se nel libro questo non succede, o se qua e lá ci siano particolari che non combaciano tra le due versioni: l'importante é che a salvarsi sia l'atmosfera, il senso che l'autore ha voluto infondere in ciascun personaggio, o almeno nei principali. Di contro, trovo poco sensate quelle sequenze che stonano col contesto generale del libro, introducendo elementi che nella versione letteraria trovano poco o nessuno spazio: mi riferisco, per chi avesse giá visto il film, soprattutto alle languide scene d'amore tra Aragorn e l'elfa Arwën, che vanno ben oltre oltre gli intenti originali di Tolkien. Nessun commento poi alle parti aggiunte solo per deliziare gli amanti degli effetti speciali, fortunatamente ridotte in questo film alla sola sequenza dell'attacco dei lupi mannari.

Al di lá di questo, a mio parere molto difficilmente il film puó trasmettere le emozioni suscitate da un libro di questo calibro nel lettore. La parola scritta resta un mezzo espressivo ben diverso dalla pellicola, coi suoi pro e i suoi contro. Lo scritto, apparentemente, é uno strumento piú limitato: non puó dare immagini né suoni o movimento, solo descrizioni. Ma proprio qui sta la sua magia. Le scene, le voci, persino le sensazioni e le emozioni vissute dai protagonisti vivono in noi, mentre leggiamo, e vengono create direttamente dentro la nostra mente, spesso senza che neppure ce ne accorgiamo. Ecco allora che ognuno vive l'avventura narrata nel libro in modo diverso, soggettivo, ciascuno immaginando a modo suo luoghi, voci, personaggi, ed enfatizzando questa o quella particolare atmosfera a cui é piú sensibile o a cui piú si riallaccia la propria esperienza personale.

Il film ha solo in piccola misura questo dono. Le immagini che ci propone sono cose concrete: ci entrano dentro dagli occhi, non si formano dentro di noi. Sono quelle che sono, dettagliate e immutabili, e non sottoposte al nostro libero arbitrio come accade per quelle che immaginiamo leggendo un libro, quale che sia la bravura del regista.

Ecco quindi che la trasposizione cinematografica di un libro come Il Signore degli Anelli, immenso contenitore di ambienti e personaggi fantastici, é veramente un'opera ciclopica, e probabilmente mai tentata prima d'ora. Tra tutti questi ambienti, personaggi, eventi che abbiamo immaginato, sicuramente qualcosa ci parrá fuori tono nel film. Sarebbe impossibile una trasposizione esatta, perché questa messe di descrizioni é interpretata a suo modo da ognuno. Non a caso, Il Signore degli Anelli é uno dei libri su cui si siano piú sbizzarriti gli illustratori di tutto il mondo (vedi http://fan.theonering.net/rolozo/, che contiene molte delle immagini poi utilizzate per le ambientazioni del film).

C'é poi la questione delle concezioni di Tolkien, spesso anacronistiche giá all'epoca dell'uscita del libro, cinquant'anni fa, che si possono cogliere qua e lá nella sua opera. Mi pare comprensibile che Jackson abbia cambiato qualcosa per adattare alcune di esse al mondo di oggi, ben diverso da quello degli anni Cinquanta. Se, ad esempio, il confronto industria (Saruman) contro forze della natura (gli Ent) resta ancora di attualitá, lo stesso non si puó dire delle idee di Tolkien sul ruolo della donna che si possono leggere nella storia di Eowyn, anche se naturalmente ciascuno puó dare la sua interpretazione di quanto legge nel libro.

Credo inoltre che questo film sia molto piú godibile per quanti abbiano giá letto li libro: se questi ultimi troveranno stimolante calarsi nell'atmosfera cosí ben creata da Tolkien, probabilmente agli altri il film parrá solo una grande storia d'avventura, certo emozionante, ma nulla piú. Molte delle storie proprie dei personaggi, l'evoluzione dei loro pensieri e delle loro emozioni, sono compresse nel film in poche battute, un po' per problemi di tempo, un po' perché il regista ha cercato di tenere alta la tensione per tutta la durata del film, sacrificando a volte eccessivamente i dialoghi. É un altro vantaggio del libro, inteso come mezzo espressivo, quello di potersi dilungare nei pensieri dei personaggi, invece di lasciarli solo intuire. Nel film, a mio parere si poteva fare qualcosa di meglio soprattutto riguardo ad Aragorn, la cui personalitá mi pare un po' troppo piatta rispetto alla grande umanitá espressa nel libro, e riguardo al vero protagonista, Frodo: la sua tristezza, la consapevolezza che cresce in lui che il portare l'Anello lo cambierá per sempre, rappresentata dal suo rapporto con Gollum, é presente anche nella trasposizione ma é risolta in poche battute cruciali, il cui senso é difficile da cogliere, isolate come sono nelle continue vicende di guerra.

Ma vediamo come se l'é cavata Jackson personaggio per personaggio:

+ Sméagol/Gollum: Il vero gioiello, l'apice di questo film. L'ho trovato perfetto secondo tutti i punti di vista: inanzitutto rende benissimo lo spirito del personaggio quale é nel libro, povero essere che in passato fu buono, simile a un Hobbit, ma il cui spirito fu corrotto dal potere inarrestabile dell'Anello. Ecco quindi il Gollum che vediamo al fianco di Frodo, enormemente vecchio e stanco, completamente schiavo del suo Tessoro che é la sua unica ragione di vita. Pure, qualcosa di innocente vive ancora in lui, qualcosa che la pietá di Frodo rende abbastanza forte da uscire allo scoperto, ma non abbastanza da liberare Gollum dalla devastante brama dell'Anello. Il Gollum del film rende benissimo questo contrasto, questo alternarsi repentino tra Sméagol, affettuoso col Padrone, primo a rispettarlo dopo secoli di oscuritá, e Gollum, essere capace solo di meschinitá che non concepisce altro pensiero che il riappropiarsi dell'Anello.
Questo buon risultato é stato reso possibile dalla fantastica realizzazione digitale di Gollum: davvero mille complimenti a Andy Serkis, l'attore sulle cui movenze é stato modellato il Gollum cinematografico, ed ai tecnici che le hanno riversate su questo miracolo dello schermo. Siamo di fronte, secondo me, al primo attore digitale in grado di rivaleggiare con un bravo attore in carne ed ossa: capace di espressioni intense (modellate su quelle dell'attore, ma probabilmente rese ancora meglio dalla possibilitá di intervenire al computer) e di movenze naturali, eppure talvolta impossibili ad un vero essere umano (si pensi ai balzi che compie nella lotta contro gli Hobbit). 10 e lode.

+ Sam: Il buon Sam, da pura e semplice spalla quale era nel primo film, subisce un'evoluzione vistosa in questo secondo capitolo, bene interpretata dall'ottimo Sean Astin. É un personaggio importante, maturo, che in piú di un'occasione supplisce con la sua grande forza al progressivo decadimento di Frodo, sempre piú indebolito dalla lotta, aimé persa in partenza, con la fortissima volontá dell'Anello. Questa dualitá - Frodo sempre piú debole, Sam sempre piú forte e risoluto - é resa benissimo nel film, man mano che questo procede, e guardacaso gli unici dialoghi veramente degni di nota sono quelli tra Frodo e il suo servitore. Questa dualitá é forse resa con ancora piú forza che nel libro: qui Sam in piú di un'occasione interviene direttamente, ad esempio quando affronta a muso duro Faramir. Bello anche il suo monologo finale, unico punto di questo film in cui il senso del libro, il suo grande messaggio di speranza e di importanza delle azioni di ciascuno di noi, é espresso aperamente. Voto 9

+ Legolas: É il personaggio piú "cinematografico" del film, nel senso che é il piú spettacolare e quello che piú si presta alle scene di azione, abbondanti nel film. Ben rappresentato dalle movenze di Orlando Bloom, é protagonista di alcuni "numeri" che, nelle scene di battaglia, ci stanno benissimo per la loro spettacolaritá: ad esempio quando monta al volo sul cavallo del Re in corsa, nella battaglia contro i mannari, o quando vede chiaramente da una collina a chilometri di distanza, o infine nella scena dello "skateboard" durante la battaglia nel Fosso di Helm. Nel primo film, poi, lo vediamo sparare frecce a raffica contro gli orchi, imperturbabile anche quando gli sono a pochi centimetri di distanza. Qualcuno lo ha tacciato di americanata, io credo invece che Jackson lo abbia inserito benissimo nell'avventura, dando tra l'altro un senso, con le sue capacitá fuori dal normale, alla sua diversa natura di Elfo immortale. Infine, da notare come sia abbastanza ben delineato il rapporto di amicizia che lo lega sempre piú ad Aragorn, mentre passa un po' in sordina la sua leggendaria amicizia con Gimli, anche per il trattamento riservato dal regista a quest'ultimo. Voto 8

+ Frodo: Del terzetto diretto a Mordor, resta da parlare di Frodo, quello che dovrebbe essere il vero protagonista della vicenda. Bisogna dire che é il personaggio, nel complesso del film, la cui personalitá sia stata sviluppata di piú, anzi in generale il terzetto Frodo-Gollum-Sam, tra i gruppi in cui si é spezzata la compagnia, é certamente il piú riuscito e quello in cui la parte psicologica ha un peso maggiore. Nello svolgersi della trama, vediamo chiaramente come il giovane Hobbit stia cedendo, schiacciato dalla forza dell'Anello, che lo tende al male e lo possiede sempre piú man mano che si avvicina al suo antico padrone di Mordor. La volontá di Frodo sta lottando eroicamente contro quella dell'Anello, ma la vediamo via via cedere: nessuno puó opporsi al potere dell'Unico.
Il giovane Hobbit si trova a ricostruire un ruolo centrale nel rapporto coi suoi due compagni: da una parte c'é Sam, che si scopre essere forte nell'animo, oltre che fedele al padrone, e che con le sue azioni, siano esse piccole o grandi cose, salva il gruppo che Frodo non ha ormai piú la forza di guidare. Dall'altra c'é Gollum, l'estremo opposto: egli serve da monito a Frodo, é la rappresentazione vivente del potere di consunzione dell'Anello. Frodo vedendolo prova paura, perché si sta giá rendendo conto di aver intrapreso la stessa strada di questo viscido mostriciattolo, che pure in gioventú non era molto diverso da uno Hobbit nell'animo e nell'aspetto. Ecco quindi che Frodo, non capito da Sam, sente di "dovere" salvare Gollum: per non sentirsi perduto, deve dimostrare a se stesso che Gollum, Portatore dell'Anello come lui, é salvabile, che per lui c'é ancora speranza. In caso contrario, teme che non ce ne sará neppure per se stesso. Insomma, come giudicare il personaggio all'interno del film? Il problema, stavolta, non sono le scelte di Jackson: i dialoghi sono fatti bene, anche se (difetto presente un po' in tutto il film) sono un po' sbrigativi, lasciando all'oscuro di molte cose chi non avesse letto il libro. Il vero punto debole é l'attore chiamato a interpretare questo personaggio cosí complesso e ben studiato, che avrebbe un enorme potenziale: mi pare che Elijah Woods non abbia colpito nel segno, trovandosi di fronte ad una montagna troppo alta da scalare con la sua limitata esperienza. Molte espressioni del protagonista sono tra il vuoto e lo stupito, e stonano un po' con l'ottimo ritratto psicologico del piccoletto. In definitiva, voto 7

+ Gríma Vermilinguo: Altro personaggio di un certo spessore, bello perché non monolitico ma dalle molte sfaccettature. Lo vediamo viscido consigliere, "eminenza grigia" alle spalle del distrutto Theoden, eppure intelligente nelle sue parole crudeli; e ne vediamo anche le debolezze, estremamente umane, che quasi inducono in compassione: in fondo, consuma il suo tradimento perché roso dalla passione per Eowyn, che riesce a tenere celate fino alla resa dei conti con Eómer, e da lei spera ancora di essere accettato e ricambiato. Questo lo vediamo quando si trova sola con la ragazza, al cappezzale del principe morente, e cerca di conquistarla con la sua arma, le parole, quando pure é consapevole che potrebbe farla sua con la forza. E pare anche rendersi conto dell'enormitá del male che ha commesso, quando osserva esterrefatto l'armata che Saruman scaglia contro Rohan. Voto 7 e mezzo

+ Eowyn: Pure la Dama dei Rohirrim é rappresentata piuttosto bene, anche se si poteva fare qualcosa di piú nei dialoghi per spiegare che il suo terrore é quello di rimanere a fare la donna di casa, mentre lei brama le battaglie degli uomini. Qui Jackson si é trovato ad affrontare uno dei punti piú spinosi della sua trasposizione. Nel libro, infatti, il senso dei dialoghi tra la ragazza guerriera e Aragorn era piú o meno questo: "Insomma, io ti dico che voglio le battaglie e tu mi rispondi che il mio posto é stare in casa a stirare!" e Aragorn: "Brava, vedo che hai capito!". Beh, forse qui ho esagerato, comunque Jackson ha dovuto indorare un po' la pillola, dato che nessuna ragazza occidentale del 2002 avrebbe accettato questa visione delle cose. Nel film, Aragorn le dice semplicemente che, in quanto Principessa, difficilmente la sua vita sará cosí noiosa e opprimente. Anche in questo caso, tutta la faccenda é risolta in un paio di battute (proprio due: una scambiata con Aragorn e una col Re) e sarebbe stato possibile fare qualcosina in piú: cosa puó coglierne uno che non abbia letto il libro? Voto 6 e mezzo

+ Gimli. L'attore che lo interpreta (John Rhys-Davies) fa egregiamente il suo lavoro, é il ruolo voluto da Jackson (mi riferisco sempre a lui, anche se magari meriti e demeriti andrebbero divisi con lo sceneggiatore) che lascia perplessi. Gimli é quasi sempre una spalla comica, ed é pure molto spassoso, non fosse che si é calcata un po' troppo la mano, e quasi sempre risulta un fuori luogo: esempio clamoroso, quando Aragorn e Theoden si scontrano discutendo della strategia da adottare, e lui, incurante di tutto, abbassa il boccale di birra per ruttare sulla propria barba bavosa... Meglio riuscito, anche perché é meno volgarotto, lo sketch di cui é protagonista sulle mura, prima della battaglia del Fosso. In combattimento poi la sua celebre ascia non sfigura nemmeno al confronto dello spettacolare arco di Legolas. Nel complesso 6+

+ Galadriel: La cito soprattutto perché la carismatica Elfa, impersonata da Cate Blanchett, mi é rimasta nel cuore dal primo film, anche se qui fa solo da voce narrante nel punto cruciale del film. Forza Cate!!

= Aragorn: Piattino il ragazzo. Tutta una serie di caratteristiche del personaggio, presenti nel libro - la sua lotta per non perdersi d'animo, il grande peso che gli comporta l'essere erede di una grande casata, il timore di non essere all'altezza, il suo apparire ben minore di quanto non sia in realtá - sono perse, per presentarci un uomo molto piú semplice, direi quasi da film americano: il buon Aragorn é un gran combattente, non si perde mai d'animo, sprona i compagni. Mostra le uniche debolezze solo quando ripensa ai suoi casi lontani dalla battaglia, quando ripensa alla sua Arwën o al difficile rapporto col suocero immortale, Elrond. Diciamo 6

= Faramir: É sicuramente il personaggio piú modificato rispetto al libro. Nel romanzo é l'Uomo piú puro di tutta la storia: saggio, amante della pace, molto piú interessato alla storia che alla propria gloria personale, pure si presta alla battaglia quando questo é il suo dovere, per proteggere il proprio popolo. Questo, ha spiegato Jackson in un' intervista, non era accettabile in un film che fa della tensione il suo punto forte. Non si poteva inserire un personaggio che, di fronte all'Anello, dice che se anche lo trovasse per terra lo lascerebbe dov'é: avrebbe fatto crollare la tensione. E fin qui nulla da eccepire, Jackson é il regista e le sue considerazioni rispettabilissime. Il problema é che, svuotato il personaggio della sua anima, non glie n'é stata data un'altra: Faramir risulta essere praticamente la fotocopia di Boromir, interessato alla propria gloria quasi quanto alla salvezza del proprio paese. É un buon soldato e si riscatta da questo cliché solo alla fine, quando capisce il potere mortifero dell'Anello e libera i Mezzuomini, pur sapendo che questo potrebbe costargli la vita. Senza infamia e senza lode: 6

= Sugli Ent non mi pronuncio: fatti bene al computer, ma poco presenti nella trama, a parte naturalmente le scene della loro spettacolare furia contro Isengard. Protagonisti per il resto di scene soporifere, anche se necessarie per non stravolgere completamente la trama del libro. sv.

= Gandalf: Ian McKellen, l'attore che lo impersona, é un grande, sicuramente. Peccato che la parte di vicenda narrata in questo film lo veda molto in secondo piano, in funzione di trait-d'union tra i vari filoni della trama. Eccolo quindi che conduce i 3 compagni a Edoras, e sparisce prima della battaglia per riapparire trionfalmente alla fine, introdurre le pene che dovrá soffrire la Terra di Mezzo... e sparire di nuovo, lasciando spazio alla vicenda di Sam e Frodo a Osgiliath. Forse nel prossimo film sará un 10, in questo credo che la grandezza dell'attore non sia giudicabile: sv.

= Saruman: Vale un po' lo stesso discorso fatto per il suo collega Gandalf. La grandezza di Cristopher Lee non si discute, ma in questo film si trova a impersonare sempre la stessa maschera: quella del condottiero cattivone. Per chi avesse giá letto il libro, é lecito aspettarsi il meglio da questo personaggio nelle prime scene del prossimo film.sv.

- Merry & Pipino: Pure loro subiscono una certa evoluzione: iniziano a capire - Merry prima e Pipino poi - che non sono piú a casa loro, nella tranquillitá della Contea, ma nel bel mezzo di una guerra che volge verso conseguenze disastrose anche per loro. Comunque sia, restano poco carismatici, cosí come d'altra parte era nel libro, e non mi convincono molto le espressioni dei due attori che li impersonano. Voto 5

- Arwën : Che si puó dire? Sicuramente Liv Tyler é una scelta azzeccata per interpretare la parte di una bellezza soprannaturale, e recita pure bene. Il problema é un altro: ma cosa ci stanno a dire queste romantiche, tristi, lentissime scene d'amor cortese in un film di guerra, che oltretutto racconta di una guerra disperata? Le scene di Gran Burrone, in questo film, sono un vero pesce fuor d'acqua e contribuiscono non poco all'idea che, in questo film, l'unica parte veramente eccezionale sia la battaglia finale. 5.

- Eómer: sicuramente un personagio di secondo piano, ma in quelle poche scene in cui compare non convince: troppo teatrali tutti i suoi gesti e le sue espressioni. Voto 5--

- Theoden: Qui cominciano le dolenti note. E qui faccio anche piú fatica a non ripensare al libro. La scena del suo risveglio da parte di Gandalf, nella versione originale di Tolkien, é di straordinaria potenza visiva: Gandalf, appena ritornato dall'oltretomba nella nuova veste di Gandalf il Bianco, atterrisce i presenti invocando a suo piacimento il sole oppure il buio sulla sala del trono, e fulmina letteralmente il molesto Gríma invocando un lampo con il suo bastone.
Il Re, poi, era sotto un dominio piú sottile di quello grossolanamente rappresentato da Jackson: la sua debolezza consisteva nella sfiducia in se stesso e nelle proprie azioni, instillata dalle parole di Vermilinguo. Egli é in sé, ma crede di essere ormai un vecchio buono a nulla, di conseguenza é disperato e si lascia manovrare. Nella sua liberazione da parte di Gandalf c'é molto dell'uomo e poco dello stregone: soprattutto, gli infonde fiducia in sé stesso.
Nel film il personaggio del Re passa da un'estremo all'altro, assumendo tratti grotteschi. Prima é letteralmente un relitto umano: la sua pelle é marcia, il suo portamento curvo e tremante, e le sue parole sono poco piú che dei rantoli che gli colano sulla barba disfatta. Quando Eómer gli porta le prove delle malefatte di Saruman, non dice nulla - nulla! Potevano fare almeno lo sforzo di fargli dire due parole... ancora piú clamoroso che rimanga a vegetare anche quando gli é comunicata la morte del figlio, e che, oltretutto, questo susciti una reazione cosí scarsa in Eowyn. Mi é persino passato per la testa che Jackson abbia voluto attualizzare la vicenda rappresentando una situazione drammatica vissuta da molte persone, al giorno d'oggi: quella di chi abbia un parente colpito dall'Alzheimer. L'ipotesi é azzardata, ma alcuni dettagli nel film me la suggeriscono: dalla rassegnazione di chi gli sta vicino, e che pure continua ad amarlo, alle parole di Eómer che dice di lui: "non sa piú riconoscere gli amici dai nemici, neppure il proprio sangue..." cosí come una delle cose piú dolorose per chi abbia un congiunto colpito dall'Alzheimer é proprio che questi non riconosca nessuno, neppure i propri figli.
Tornando al film, si é scelta la via piú semplice e si é ridotta la scena del risveglio ad una rissa da osteria, con Aragorn, Legolas e Gimli a menare le mani e Gandalf che sistema tutto con due colpi di bastone (anche se non é male il suo confronto a distanza con Saruman). Non ci siamo. Poi un bel morphing e voilá, il vecchio nodoso passa all'estremo opposto trasformandosi in una specie di ranger arrogante e stereotipato. Voto 4

Elemento decorativo

E questo é quanto sui personaggi, dalle cui vicende ho cercato di far trasparire il mio giudizio complessivo. Probabilmente, delle tre parti in cui é stato spezzato il film, questa é stato per Jackson il piú difficile da realizzare: si tratta della parte centrale della storia, quindi destinata a rimanere come sospesa, poiché non ha né un vero inizio né una vera fine; inoltre, la struttura del romanzo - che prevede tre storie parallele per i tre gruppi in cui si spezza la compagnia - deve aver reso veramente arduo il lavoro dello sceneggiatore. Ecco quindi che il film risulta un continuo alternarsi di situazioni diverse per genere, velocitá, bravura degli attori che le interpretano: c'é il gruppo Gandalf-Aragorn-Gimli-Legolas, spettacolare nelle scene di battaglia ma piuttosto inadatto ad interpretare situazioni piú tranquille; poi ci sono Frodo, Sam e Gollum, godibili quando lasciano trasparire il complesso rapporto che li lega, ma lenti e noiosi nelle scene del loro lungo viaggio. Veramente soporifere le scene del gruppo Pipino-Merry-Ent, almeno fino ad Isengard, oltretutto con l'aggravante della pochezza dei due attori "umani". I flashback a Gran Burrone, infine, non sembrano dire granché su Aragorn, rallentano ulteriormente l'azione e risultano decisamente troppo melensi per l'atmosfera cupa del film.

Nel suo insieme, Le Due Torri risulta cosí spezzettato che... é quasi sbagliato parlare di un insieme: sono tre film diversi in uno, con attori di capacitá diverse, tematiche diverse e risultati diversi. Manca l'amalgama, le tre parti sono estranee l'una all'altra. In definitiva, un film che va avanti tra alti e bassi per le prime due ore, fino al vero pezzo forte che é la battaglia finale. Ma, considerate le attenuanti dovute alla difficoltá di raccontare la storia com'é descritta nel libro, credo che potremmo aspettarci comunque un grandissimo Ritorno del Re.


Bibliografia

http://utenti.lycos.it/mybelliebrutti/thetwotowers/thetwotowers.htm

 

           
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